Presidente Maurizio Lupi, Grillo è uno tsunami per la democrazia?
«Quando si riempiono le piazze, è un segno di partecipazione della gente e non va mai demonizzato. Sono stato educato a pensare che la partecipazione alla vita politica sia sempre un aspetto positivo».
C'è un aspetto negativo?
«Sono piazze piene di rabbia, di collera, e il voto sembra quasi uno sfregio dato alla politica che non ha il coraggio di cambiare e di dare segnali di novità».
E la politica non ha responsabilità?
«Questa certamente è una domanda che dobbiamo porci tutti noi, più che criminalizzare gli altri. Ma c'è anche la grave responsabilità di chi critica sempre la politica e non scrive mai sui fatti positivi».
A volte i fatti positivi della politica sono difficili da cogliere. Ci fa un esempio?
«Esistono nostre proposte serie su come aiutare la persona, la famiglia e l'impresa. Noi abbiamo messo la priorità su quoziente familiare, casa e Imu, e non per comprare gli elettori. Vogliamo un fisco amico e uno Stato non nemico della persona. E parliamo con realismo di condoni, guardando alla situazione drammatica delle imprese. Ma invece di mettere a confronto le proposte, anche criticandole, le si demolisce tacciandole di demagogia».
Si riferisce anche alla polemica sulla lettera di Berlusconi?
«È il segno di un cattivo modo di intendere la politica. Demonizzi pensando di riacquisire consenso e invece aiuti a spostare consenso dalla politica su Grillo. Mentre noi facciamo una proposta concreta, la risposta è: fa tutto schifo, vogliono favorire gli evasori».
Nomi e cognomi dei responsabili?
«C'è la responsabilità della sinistra da una parte, che criminalizza sempre l'avversario, e dall'altra di Monti che è diventato più vecchio del vecchio nel linguaggio e nelle modalità in cui è in campo. E questo dà i suoi frutti».
Proposte per una svolta?
«Faccio un appello al voto non per distruggere ma per costruire. C'è in gioco il futuro della Lombardia e del Paese. Il vaffa non dà speranza e i personalismi alla Giannino o alla Monti non portano da nessuna parte».
E il voto per Albertini? Lei è stato suo assessore.
«È un progetto politico senza prospettiva, coperto da una fantomatica costruzione del Ppe. Con l'unico scopo di far perdere l'altro, cioè Maroni e Pdl. Ma la politica non si fa per questo».
Molti montiani non voteranno Albertini. Che cosa significa?
«È impressionante vedere come la lista civica di Albertini e Monti si è divisa, per cui l'80 per cento ha detto che non vota per Albertini ma per Ambrosoli. In questi casi c'è sempre la possibilità da parte di Albertini di riconoscere che il suo progetto politico è fallito».
Gli suggerisce di ritirarsi?
«Visto che ormai in quella lista vi è il rompete le righe, lui stesso, una volta compreso di aver sbagliato, potrebbe ritirarsi dalla competizione e invitare a votare per il governo di centrodestra. Meglio così che far vincere con la propria candidatura in Lombardia un governo di Bersani, Vendola, Ingroia, Di Pietro».
Lei dice che la sentenza di Strasburgo sulle adozioni è una tremenda ingiustizia, Bondi replica che nel Pdl c'è libertà di coscienza.
«Il programma del Pdl è molto chiaro: la famiglia è al centro delle nostre politiche e credo che su questo con Bondi siamo d'accordo. Non è infatti in discussione la difesa di diritti e libertà individuali, dalla libertà religiosa a quella sull'orientamento sessuale. Se ci sono emarginazioni o discriminazioni fatte per l'orientamento sessuale, vanno combattute. E laddove mancasse il riconoscimento di diritti individuali, su questa strada si può lavorare.
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