Due o tre cose che Elsa non dice sulle pensioni

Lettera al ministro Fornero: altro che lacrime, doveva fare pulizia prima di tagliare i vitalizi degli italiani

Due o tre cose che Elsa non dice sulle pensioni

Cara Signora Ministro Elsa Fornero,
in questi giorni ci siamo ritrovate in quattro generazioni: mia madre, 87 anni, io, Sua coetanea, mia figlia, 38 anni, e i miei nipoti di 12 e 11. Chiara, mia figlia, ha cominciato a leggere ad alta voce alcuni passi del libro segnalatole dalla nonna, Sanguisughe di Mario Giordano. Si era infatti indignata nell’apprendere dallo scritto alcune inquietanti notizie e ha voluto condividerle con noi. «Sai mamma, che un tuo collega avvocato, per essere stato un solo giorno deputato del partito radicale e per avere presentato come unico atto formale la propria lettera di dimissioni, percepisce dal 1983, cioé da quando aveva 44 anni, la pensione di 3.108 euro lordi al mese?». Da lì, poi, è emerso che altri deputati, cosiddetti a tempo, giacché dimessisi dopo pochi giorni dalla loro proclamazione ufficiale, hanno una pensione di 1.733 euro netti al mese, dagli anni ’80. Abbiamo poi tutti appreso, con orrore, che tale Felice Crosta, burocrate siciliano, è da noi cittadini mantenuto dal 2006, avendo lavorato poco più di 100 giorni, con ben 18.000 euro mensili che, dal 2010, sono saliti a 20.000, per diventare oggi, grazie al suo ricorso alla Corte dei conti, addirittura 41.500. Al mese! Per quattro mesi di «sudatissimo» lavoro ed essendosi spontaneamente dimesso.

È ovvio il ribrezzo che suscitano queste cifre, al pensiero che Felice Crosta per tutta la vita avrà 1.300 euro al giorno, che un tal Sentinelli è da noi gratificato con 90.000 euro mensili, mentre la poverissima pensionata di 78 anni si è suicidata, in quanto la riforma, che Lei ha tecnicamente elaborato, Signora Ministro, le ha tolto duecento euro al mese! Sono notizie che giustificherebbero la rivoluzione. No?

Mia madre ha peraltro sottolineato che lei, alla sua età, se non avesse i risparmi da erodere, e ormai abbondantemente erosi, non potrebbe mai vivere con la pensione di reversibilità che mio padre avvocato le ha lasciato: 1.250 euro. Pur avendo lei stessa per trent’anni sgobbato duramente, con quattro figli da crescere, ma non abbastanza da avere diritto alla pensione di insegnante e di avvocato; quando ci sono invece baby pensionati, che grazie alla sinistra, sono stati coccolati, dal 1983, da un significativo vitalizio dopo 14 anni di lavoro!

Durante questo scambio di idee, è intervenuto mio nipote Francesco, undicenne, che ha voluto sapere cosa sia la pensione. Il fratello più grande gli ha spiegato che è un assegno che lo Stato versa ogni mese a chi è troppo vecchio per lavorare e come premio per avere faticato tutta la vita. Allora io gli ho domandato se sapesse perché lo Stato fa questo. Lui mi ha chiarito che lo Stato è protettivo, e che è rischioso risparmiare per la vecchiaia, tenendo i soldi a casa o in banca, perché ci sono le rapine. Poi però ha aggiunto «Non capisco come possa avere la pensione chi ha lavorato meno di un mese, quando i primi giorni di lavoro servono per accorgersi se uno è capace e si merita lo stipendio!». Il più piccolo allora si è informato perché, se lo Stato è protettivo, non dà un assegno uguale a tutti quelli che sono vecchi e stanchi.

Il discorso si è approfondito e noi adulte ci siamo chieste se Lei, Signora Ministro, prima di programmare il miserevole e faticoso futuro di chi sta ancora lavorando e, prima di tagliare, con durezza inusitata, le pensioni davvero povere, abbia mai pensato di fare un po’ di pulizia sulle pensioni d’oro, quelle dei parlamentari per finta e per poco, quelle degli euro burocrati e le baby pensioni, nonché le pensioni truffa. Si sarebbe divertita, invece di piangere. E ci siamo interrogate sul perché non l’abbia fatto e, nel caso in cui avesse ipotizzato di farlo, come mai non se ne sia saputo niente.

Avremmo tutti apprezzato una Sua manovra etica contrassegnata dalla giustizia distributiva, dalla volontà di punire i furbetti, dalla capacità di non sacrificare i più sani a favore della lealtà e del merito.

I bambini hanno partecipato con autentico interesse alle nostre animate, precise e documentate considerazioni. E naturalmente hanno voluto sapere perché ci sono tante ingiustizie, tanta differenza, nessun merito riconosciuto e nessuna certezza. Hanno in pratica chiesto chi comanda e chi fa le regole. Abbiamo risposto in coro «I politici». A quel punto Alessandro, il dodicenne, ha detto «Ah, ecco perché nel film Ghost Rider, tra le anime dei cattivi da recuperare, insieme agli assassini, ai ladri e ai terroristi, c’erano anche i politici!».
Signora Ministro, dobbiamo lasciare che questi ragazzi e i loro coetanei crescano privi dell’ideale politico? Dobbiamo accettare passivamente che restino queste obiettive clamorose ingiustizie sulle pensioni?

Io

davvero non ho saputo trovare argomenti veri e sinceri per fare cambiare loro idea. Anzi, ho dovuto rivelare loro che la politica ha delle ragioni che chi è onesto non può comprendere. Lei cosa racconterebbe ai Suoi nipotini?

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