La squadra è formata. Dopo tre lunghissime ore di faccia a faccia con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier incaricato Matteo Renzi scioglie la riserva e scodella un governo di sedici ministri, per metà in rosa. Pur perdendo la vicepresidenza del Consiglio, Angelino Alfano la spunta sugli Interni e resta ben ancora allo scranno del Viminale. Saltano invece i due ministri vicini a Re Giorgio, Saccomanni e Cancellieri. Alla Giustizia arriva il piddì Andrea Orlando, mentre l'Economia tocca al vicesegretario dell'Ocse Pier Carlo Padoan. "Molti di noi si giocano qualcosa di più della carriera, si giocano la faccia", avverte Renzi che si tiene al suo fianco il plenipotenziario Graziano Delrio che entra a Palazzo Chigi come segretario.
"Dovendo fare un governo di quattro anni - ha spiegato Renzi - l’aver impegnato due ore e mezzo è un tempo di messa a punto ben investito". La squadra, che è arrivata al Colle con pochissimo anticipo rispetto all'incontro tra il premier e il capo dello Stato, è composta per metà da donne. Alla Difesa arriva l'ex diesse Roberta Pinotti, già sottosgretario con Mario Mauro durante il governo Letta. L'Istruzione va, invece, al segretario di Scelta civica Stefania Giannini. Allo Sviluppo economico approda l'ex presidente dei giovani di Confindustria Federica Guidi. Il premier incaricato ha tenere vicini a sé due dicasteri importanti: alla fedelissima e giovanissima Maria Elena Boschi (33 anni) toccano così le Riforme, mentre Federica Mogherini (ex diesse e oggi responsabile agli Affari internazionali nella segreteria piddì) scalza Emma Bonino dalla Farnesina. Dalla squadra piddina arriva anche l'ex pupilla di Veltroni, la 33enne Marianna Madia, che si accaparra la Semplificazione e la Pubblica amministrazione. Gli Affari regionali, infine, saranno "gestiti" dalla civatiana Maria Carmela Lanzetta, ex sindaco anti 'ndrangheta.
A sorridere è sicuramente Alfano che difende fino allo strenuo le tre poltrone targate Ncd. Oltre al Viminale, potrà infatti contare su Beatrice Lorenzin, che viene confermata alla Sanità, e su Maurizio Lupi che continuerà a guidare le Infrastrutture. "Non potevamo chiedere o desiderare di più", twitta il titolare del Viminale. Poi aggiunge: "Per l'Italia". Non va male nemmeno a Dario Franceschini che trasloca dal ministero per i Rapporti col parlamento ai Beni culturali. Va al piddì anche il ministero alle Politiche agricole dove arriva Maurizio Martina. A Giuliano Poletti di Legacoop toccherà un dicastero di peso, quello del Lavoro. Nell’esecutivo c’è un solo altro over 60: Gianluca Galletti, classe 1951 e già sottosegretario all'Istruzione con Maria Chiara Carrozza, passa invece all'Ambiente.
Adesso a Renzi, che domattina giurerà al Quirinale, non resta che vedere se ha i numeri per governare: "Puntiamo al 2018 ma puntiamo domani mattina a fare subito le cose che vanno fatte, altrimenti l’impressione è la conservazione per la conservazione". La fiducia, già fissata alla Camera per martedì mattina, è un passaggio tutt'altro che scontato. Di oggi sono i malumori dei popolari di Mario Mauro che, rompendo coi centristi di Scelta civica, hanno fatto sapere che non appoggeranno il nuovo governo.
Di oggi anche il presagio di Silvio Berlusconi che smaschera i franchi tiratori piddì, senatori e deputati vicini a Pier Luigi Bersani e a Massimo D'Alema che faticheranno ad accordare la fiducia al neo premier. Insomma, la strada del nuovo governo è tutta in salita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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