di I dati, che pubblichiamo in questa pagina, relativi all'aumento di tassazione abbattutosi sugli immobili a partire dal 2012 dimostrano come il principale nodo da affrontare, già in sede di esame del disegno di legge di Stabilità, sia quello della messa in discussione dei moltiplicatori catastali previsti nell'ambito della versione sperimentale dell'Imu varata dal governo Monti alla fine del 2011. Moltiplicatori che hanno aumentato in misura abnorme e indiscriminata la base imponibile della nuova imposta rispetto a quella dell'Ici e che, dichiarati sin da subito come provvisori, rischiano invece di cristallizzare una base di tassazione spropositata, le cui conseguenze emergono anche dai dati di gettito diffusi ieri dal ministero dell'Economia, che riferiscono di un aumento del 32,5% del gettito Imu nei primi nove mesi del 2013 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Fino al 2011, infatti, l'Ici era applicata su una base imponibile che era di gran lunga inferiore rispetto a quella adottata a partire dal 2012. Per le abitazioni, in particolare, il moltiplicatore da applicare alla rendita catastale ai fini del calcolo dell'imposta è passato nel 2012 da 100 a 160, con un aumento - quindi - del 60 per cento.
Le rendite Monti sono state poste a base dell'Imu anche nel 2013 ed esse costituiranno - se il disegno di legge di Stabilità non sarà modificato - anche la base di tassazione per il 2014 sia ai fini dell'Imu sia ai fini della Tasi, che dell'Imu è di fatto un'addizionale (una sorta di Imu-bis).
Come indicato nelle tabelle, l'abnorme aumento della base imponibile catastale dato dall'utilizzo dei moltiplicatori Monti ha provocato - nel solo anno 2012 - il versamento da parte dei proprietari di casa di maggiori imposte per 14,5 miliardi di euro rispetto al 2011 e di ulteriori 10,8 miliardi di euro nel 2013, sempre rispetto al 2011, per un totale di 25,3 miliardi. Nel 2014, se il disegno di legge di Stabilità non sarà modificato, le maggiori imposte dovute potranno variare - per effetto combinato della reiterata applicazione delle rendite Monti e dell'introduzione della Tasi - da un minimo di 39,9 miliardi a un massimo di 45,2 miliardi, in ragione delle aliquote che saranno applicate dai singoli Comuni. Con tutte le conseguenze che possono immaginarsi in termini di svalutazione del patrimonio immobiliare, di effetti depressivi sull'intera economia e di implicazioni sociali legate al disincentivo all'investimento in case da dare in affitto e alla perdita di posti di lavoro legati all'edilizia.
Non va poi dimenticato che l'avvio - con la manovra del 2011 - dell'aggravio di tassazione sul settore immobiliare è stato fondato sul falso presupposto che il livello di tassazione sugli immobili fosse nel nostro Paese più basso rispetto alla media internazionale, mentre studi approfonditi (Miti e realtà della tassazione degli immobili in Italia-Il confronto internazionale, 2012) hanno dimostrato come l'Italia fosse, prima dell'avvento dell'Imu sperimentale, in linea con gli altri Paesi e si collochi ora, invece, su livelli di gran lunga superiori alla media dei Paesi europei e non solo.
È allora necessario prendere di petto il problema e mandare in soffitta le rendite Monti, e il livello di tassazione che ne consegue, non potendo pensarsi che esse possano essere applicate per tutti gli anni che ci separano dalla entrata in vigore della prevista riforma del Catasto.
Ma una seria discussione sulla tassazione della casa non può prescindere da un altro tema essenziale. L'imposizione locale deve essere riformata in senso moderno e a tal fine la strada da seguire è quella di una vera Service Tax, vale a dire una tassa effettivamente collegata ai servizi apprestati dai Comuni, commisurata ai benefici apportati da tali servizi ai singoli immobili, di cui aumentino il valore.
Non ha certo queste caratteristiche l'appena varata Tasi: un'imposta (e non una tassa) che, quanto all'abitazione principale, sostituisce solo nominalmente l'Imu, mantenendone tutte le caratteristiche essenziali e, quanto agli immobili diversi dall'abitazione principale (case affittate o involontariamente sfitte, case di villeggiatura, negozi, uffici, ecc.), si aggiunge all'Imu, aumentando quindi il livello di tassazione.*presidente di Confedilizia
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