Così la tv si è fatta dettare le regole da Beppe

Eliminato il contraddittorio: in video sono andati solo i suoi comizi

Così la tv si è fatta dettare le regole da Beppe

A prescindere da come andrà a finire domani e lunedì nelle urne, una vittoria Beppe Grillo l'ha già ottenuta. È riuscito a dettare le sue regole alla televisione. Soprattutto a Enrico Mentana. L'altra sera su La7 era in onda il terzo Bersaglio mobile nel giro di una settimana, due dei quali si sono ampiamente occupati dello sciamano di Cinque Stelle. Una settimana fa con una serata monografica, l'altro ieri nella prima delle tre parti dedicata al suo movimento (le altre due riguardavano quello di Ingroia e «Fare per fermare il declino» rappresentato in studio da Michele Boldrin). Grillo, ovviamente in studio non c'era perché si sa che evita i confronti con i giornalisti scafati. Si poteva, dunque, ignorarlo. Ma alle critiche che devono essere arrivate in corso d'opera Mentana ha replicato appellandosi alla professione: noi facciamo i giornalisti, non abbiamo altro modo per raccontare il fenomeno.

E già questo segnala il primo paradosso. Cinque Stelle è il movimento più personalizzato in circolazione, del quale s'ignorano i nomi di tutti i candidati, eppure il leader unico che lo rappresenta non è in lista. Sarà da ridere, una volta in Parlamento. La seconda regola grilliana è quella di Maometto e la montagna: voi venite da me non io da voi. Venite qui a riprendere i miei comizi, torrenziali monologhi come quello visto ieri sera a Roma e diffuso da Sky.

Le televisioni vanno ed eseguono. Alla fine l'assenza pesa più della presenza. Andare in tv significa farsi omologare. Così Grillo preferisce scatenare la cosiddetta viralità mediatica. Evitando scomodi confronti, domande di giornalisti puntigliosi e documentati. Per lui, l'amico Travaglio, giustamente diffidente nei confronti dei duelli delle primarie Pd perché non si poteva ribattere alle risposte dei candidati palesandone incongruenze e lacunosità (cosa che invece si può fare nei talk show), è disposto a chiudere un occhio o forse entrambi. Grazie ai social network e YouTube, Grillo invade la Rete che, a sua volta, diventa il software della televisione, la banca dati. Ma anziché essere un'espressione di grande democrazia, come ha sempre sbandierato, il web si trasforma in un rifugio, in un territorio dal quale riesce a gestire la propria visibilità, eliminando il contraddittorio. Ecco perché ha cancellato all'ultimo momento l'intervista con Sky. Dopo tutto quello che aveva sparato sulle tv avrebbe perso la faccia lasciandosi intervistare da un giovane giornalista del tg della pay-tv di Murdoch, pur sempre un'emittente d'élite. Diverso è farsi intervistare con i Ray Ban da sole inforcati da tv minori o straniere che lo trattano come «il fenomeno italiano». Alle quali può dire tranquillamente che «rifonderemo l'Italia con meno lavoro, meno energia, meno materiali» senza che nessuno si metta a ridere.

In fondo rintanarsi sul web e accettare interviste indolori conviene. È un po' come scrivere sotto pseudonimo. Puoi dire quello che vuoi sotto mentite spoglie, senza dover rendere conto e passare al vaglio del confronto. Gran bel segno di debolezza, in campagna elettorale...

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