Si è fatto del male da solo, Vasco Errani. Il Giornale aveva svelato lo scandalo della cooperativa agricola Terremerse, presieduta dal fratello maggiore Giovanni, che aveva ricevuto contributi irregolari dalla regione Emilia Romagna per un milione di euro. La procura di Bologna aveva aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità dell'ente pubblico. Il governatore aveva consegnato ai magistrati una memoria (redatta da due funzionari) a sua discolpa. Ma quella relazione era farcita di contraddizioni.
Assolto in primo grado l'8 novembre 2012 con rito abbreviato, il presidente Pd della regione è stato condannato ieri dalla Corte d'appello di Bologna a un anno di reclusione per falso ideologico in atti pubblici. Vasco Errani, che ricorrerà in Cassazione, ha dato le dimissioni dalla guida dell'Emilia Romagna. Dimissioni piombate come un tornado sul Pd già terremotato dall'inchiesta sul Mose.
Reati e responsabilità del processo bolognese non sono gravi come quelli ipotizzati dai pm di Venezia, ma gli esiti sono identici: un'altra giunta di sinistra a casa. E che giunta. Poche settimane dopo il sindaco della Serenissima, toglie il disturbo anche il governatore della regione rossa per eccellenza. Errani è un fedelissimo di Pier Luigi Bersani e con le dimissioni per la sentenza Terremerse si toglie anche il peso delle tensioni interne al partito e all'amministrazione per altre situazioni, come le inchieste sui faraonici rimborsi spese. Il Pd, a Roma come in Emilia Romagna, si straccia le vesti in difesa di Errani, che è anche commissario straordinario per le zone terremotate. Se si tratta di governatori come Formigoni e Scopelliti, essi devono sgombrare il campo. Se invece è un tesserato del Pd prevale la legittima presunzione d'innocenza.
La segreteria nazionale del partito ha chiesto al governatore di ripensarci. Lo stesso premier Renzi ha fatto sapere di aver chiamato Errani per esprimergli «amicizia e vicinanza», e per dirgli che, nel pieno rispetto della magistratura, spera che il verdetto sia ribaltato in Cassazione. Ma sembra un dovere d'ufficio. In realtà i renziani, molto forti in Emilia Romagna (Delrio, Richetti e Raggi su tutti), si preparano già al voto anticipato senza troppi rimpianti. Alessandra Moretti, europarlamentare pd eletta proprio nel Nordest e molto vicina al premier, ha twittato dei complimenti che suonano come un requiem: «Vasco Errani con le sue dimissioni ha agito da uomo di Stato. Non sono molti a farlo. I passi indietro a volte sono passi in avanti». Come dire: guai se ti rimangi la decisione presa.
Lo scandalo è l'emblema di come funzionavano i rapporti tra coop rosse ed enti locali in certe zone d'Italia. Terremerse è una cooperativa che qualche anno fa navigava in brutte acque e decide di fare investimenti a spese della regione, alla quale viene chiesto un finanziamento di un milione di euro per allargare l'attività con una nuova cantina vinicola. L'ente pubblico, presieduto dal fratello del presidente della coop, elargisce. Ma poi non vengono eseguiti i controlli. Lavori abusivi, irregolarità nella realizzazione delle opere, false attestazioni di date e verifiche: tutto documentato dalle carte in mano al Giornale. Giovanni Errani lascia la guida della coop.
Le minoranze in regione chiedono le dimissioni di Vasco, il quale alza le spalle sprezzante insultando il Giornale. Ma la procura vuole vederci chiaro e apre un fascicolo indagando i due, oltre ad alcuni funzionari della regione e ai tecnici che fecero eseguire i lavori abusivi. Del governatore si sospettava che avesse ordinato di redigere una memoria difensiva menzognera per coprire il fratello.
Che nella vicenda ci siano documenti falsi è attestato dalla condanna inflitta a un funzionario della regione firmatario di alcuni verbali irregolari. I funzionari falsificavano e la coop del fratello del capo intascava soldi senza averne titolo. Vasco Errani in primo grado era stato assolto dal gup Bruno Giangiacomo, uno dei leader di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe.
Il governatore dimissionario si professa innocente. Per lui vale la sentenza di primo grado: il fatto non sussiste. Ma i pm non si scompongono: «Abbiamo sempre lavorato con assoluta obiettività, serenità e rigore», ha detto il procuratore aggiunto Walter Giovannini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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