Annunci in pompa magna, presunta superiorità morale, progetti utopici e auto-convinzioni. Il Terzo Polo si è schiantato contro un palo e il disegno del partito unico è saltato definitivamente per aria. La rottura tra Azione e Italia Viva non è altro che una conseguenza logica, visto che fin da subito erano presenti insidie e mine alla base del matrimonio siglato prima delle elezioni politiche. Il fallimento del Terzo Polo è dovuto a una serie di fattori che in questi mesi ha messo a nudo fragilità e inconsistenze.
Un fantasmagorico partito di centro
Fin da subito Carlo Calenda si è spacciato come interprete di un'area alternativa agli schieramenti classici, cercando di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel tentativo di fare da calamita alle anime centriste e moderate che tendono a non rispecchiarsi né nel centrodestra né nel centrosinistra. Tra l'altro in vista delle consultazioni del 25 settembre 2022 aveva calato la maschera, apparecchiando l'alleanza con il Partito democratico e preparandosi a fare la quinta colonna della sinistra.
Alla fine ha rinunciato alla corsa in comune con il Pd, ma il tentativo dell'intesa con i dem di Enrico Letta rimarrà per sempre agli atti. A far riflettere è quella perenne certezza di poter sfruttare il momento politico. Caduta del governo Conte bis, nascita del governo Draghi, insediamento del governo Meloni, vittoria di Elly Schlein alle primarie: tutte occasioni che in teoria avrebbero dovuto favorire chissà quale spazio per un grande centro, ma che in realtà si sono mostrate praterie disabitate e ignorate dagli elettori.
Non a caso Forza Italia ha sempre rivendicato di essere l'unico vero centro in grado di portare avanti la cultura liberale, cristiana, grantista ed europeista. Il senatore azzurro Maurizio Gasparri ha annotato che si tratta dell'ennesimo flop di chi cercava "di costituire il nuovo partito fantasmagorico del centro moderato che conquisterà consensi a destra e a sinistra, e governerà l'Italia per millenni". D'altronde chi ha deciso di abbandonare la vera area moderata è andato incontro a "clamorosi fallimenti".
Veti incrociati e personalismi
A incanalare il partito unico del Terzo Polo verso la deflagrazione è stata anche la "componente umana" che ovviamente ha svolto un ruolo di rilievo. Sia Carlo Calenda sia Matteo Renzi sono personalità forti: in molti avevano manifestato più di qualche perplessità sulla coabitazione tra due figure così marcate. E infatti si è già arrivati alla rottura che di fatto rende impraticabile la strada che avrebbe dato vita a una formazione politica unitaria tra Azione e Italia Viva.
In questi mesi Renzi ha cercato di portare la discussione sulla politica pura, mentre da parte di Calenda non sono mancate punzecchiature e dichiarazioni al veleno. D'altronde l'ex ministro dello Sviluppo economico ha sempre dato grande priorità all'impossibilità di fare il lobbista se si ricopre un ruolo pubblico. Il clima infuocato di queste ore dimostra quanto siano tesi e animati i rapporti tra i due. "Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo stai sereno non ha funzionato", è stata una delle ultime bordate di Calenda verso Renzi.
A pesare sono stati i nodi relativi a tre temi principali: la questione soldi, la richiesta di rinunciare alla Leopolda e i congressi territoriali prima del congresso nazionale. Senza dimenticare un altro fattore importante: nel documento presentato a Italia Viva si prevedeva l'impegno a sciogliere i rispettivi partiti entro la fine del 2024. Sta di fatto che il cantiere non è mai decollato tra rimpalli di responsabilità e autoassoluzioni.
Le batoste elettorali
Non possono passare inosservate le batoste elettorali puntualmente ricevute dal Terzo Polo, bocciato dagli elettori alle elezioni regionali e alle comunali. A febbraio l'asse tra Azione e Italia Viva è stato spazzato via in Lombardia e nel Lazio. Un altro risultato comico è arrivato alle recenti elezioni in Friuli Venezia Giulia: Alessandro Maran - candidato sostenuto dal Terzo Polo - non è andato oltre il 2,73%.
Di certo non hanno portato bene le ramanzine di Calenda, che si è sempre fatto trovare pronto per impartire lezioncine agli italiani per i risultati del voto. "In una democrazia gli elettori non possono avere sempre ragione e contemporaneamente sempre lamentarsi della politica che pure hanno votato", aveva dichiarato al Corriere della Sera. Denunciando inoltre che da tempo il voto degli elettori "prescinde da ogni criterio razionale relativo alla capacità effettiva di governo delle istituzioni dei candidati in campo".
Egocentrismo, perenni liti, continua ricerca di visibilità, arroganza politica e presunzione: gli italiani non hanno promosso la ricetta del Terzo Polo e ne hanno decretato il fallimento.
Il che dimostra come il tentativo di copiare l'originale non sia affatto una buona idea. Si resterà in attesa del prossimo politico convinto di poter cavalcare un determinato momento per ottenere lo scettro di un presunto progetto di centro. Destinato, ancora una volta, ad andare in frantumi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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