“Fascista”, “A spasso col manganello”. Rissa tv tra Papà Salis e Bocchino

L'ex deputato di centrodestra attacca: "Ilaria Salis era andata lì a passeggio col manganello". Secca la replica del padre Roberto: "Questa è diffamazione"

screen da Otto e Mezzo / La7
screen da Otto e Mezzo / La7
00:00 00:00

La notizia positiva che arriva direttamente da Budapest, dove il tribunale ha accolto il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari, non è bastata per calmare gli animi sia del padre della donna, Roberto Salis, sia degli ospiti presenti nello studio di Lilli Gruber, nell’ultima puntata di Otto e Mezzo. L’appuntamento politico serale si è trasformato nel più classico dei ring mediatici.

Al centro, ovviamente, la difficile posizione delle 39enne attivista milanese, candidata con Alleanza Verdi-Sinistra alle prossime elezioni europee, che potrà lasciare il carcere di Budapest dove si trova da oltre 15 mesi. L’accusa, giova ricordarlo, è quella di aver aggredito dei militanti ungheresi di estrema destra. Un punto sul quale Italo Bocchino, presente in studio, non intende fare passi indietro. "Non dimentichiamo tutti quanti che Ilaria Salis è stata fermata che era andata lì a passeggio col manganello in una situazione in cui la gente veniva manganellata”, esordisce col botto l’ex deputato del centrodestra. E ancora, rivolgendosi a papà Salis: “È stata fermata con un manganello retrattile in borsa. E sua figlia non dimentichiamo che ha quattro condanne definitive e 29 denunce”.

Secca la replica di Roberto Salis che risponde colpo su colpo. "Questa è diffamazione”, sentenzia il padre dell’attivista. E aggiunge:“Non hanno trovato nessun manganello. Mia figlia è stata arrestata in taxi. Nel taxi hanno trovato i manganelli che dice Bocchino che, però, non rilevavano tracce biologiche né delle persone nel taxi né delle vittime”. Una difesa a spada tratta della figlia che, solo negli ultimi mesi, ha infuocato i dibattiti politici dei principali talk show.“Uno Stato come quello ungherese – spiega Roberto Salis - si può ben capire come sono finiti nel taxi quei manganelli. La denuncia più grave che ha mia figlia è il concorso morale in resistenza a pubblico ufficiale. Hanno lanciato un petardo perché era il compleanno di una persona in carcere”.

“Non diciamo corbellerie, diffamando persone inutilmente”, conclude il padre. Ma lo scontro nel merito delle questioni giudiziarie, tanto aspro quanto interessante, come spesso accade, si trasforma in una giostra di accuse personali. Incalzato da Lilli Gruber, Roberto Salis si scaglia contro Bocchino: “Con lei – sentenzia – non ho niente da spartire: sono un liberale, non sono un fascista.

Un attacco diretto che non ha nulla a che vedere con il dossier giudiziario di Ilaria Salis. Agitare lo spetto del fascismo, l’arma preferita dalla sinistra, diventa l’ennesimo pretesto per gettare ulteriore benzina sul fuoco.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica