Roma - Giovani, carine, fin troppo occupate. Sono le donne del capo, le «maghette» del premier. Fedelissime, poltronatissime, fotografatissime. Donne copertina che hanno fatto scuola creando la sottocategoria delle aspiranti «renzine», che proprio non avendo un numero basso di tessera del club sgomitano e sbrodolano per scalare qualche gradino.
È la galassia femminile di Renzi, bellezza. Il cerchio magico è composto da un trio mediamente piuttosto avvenente. La top model è naturalmente l'avvenente fiorentina Maria Elena Boschi, la «giaguara» del Nazareno. Una che passando dal look acqua-e-sapone a quello femme fatale ci ha guadagnato la poltrona di ministro delle Riforme nel nuovo governo. Troppo anche per una bella figliola che invidia al Pd anche Silvio Berlusconi (uno intimamente convinto che bellezza e sinistra siano una contraddictio in terminis). Ecco così le prime punturine: critiche al suo vestito blu elettrico troppo attillato nel giorno del giuramento, una parodia televisiva che non è piaciuta ai soloni della sinistra per i quali l'unica satira buona è quella contro Berlusconi. Meno fatale ma comunque carina è Simona Bonafè, quarantenne varesotta ma toscanizzata da anni di attività politica a Scandicci, alle porte di Firenze. Appartenente con Sara Biagiotti (assessore comunale a Firenze) al trio delle odalische renziane, si dice sia rimasta molto delusa da non avere avuto assi nel primo giro di carte governative. Ma la ragazza si rifarà, anche se ha le spalle strette.
Ecco Alessia Morani, trentottenne deputata già in quota Bersani e poi matteizzata, responsabile giustizia nella segreteria del Pd. Molto googlata per un aggressivo tatuaggio che pavesa la sua caviglia e che non le dispiace mostrare se la stagione le consente di arrampicarsi su un decolleté tacco 12, si ricorda una goffa partecipazione a Ballarò: forse alzatasi dalla panchina per sostituire qualcun altro, brillò per confusione e qualunquismo, attirandosi critiche anche dai giornali più compiacenti, a cui lei rispose piccata. Più agée e composta è Rosa Maria Di Giorgi, già assessora nella giunta Renzi a Firenze. Renzine non sovraesposte la lombarda Simona Flavia Malpezzi, l'umbra Nadia Ginetti e la piemontese Silvia Fregolent.
Alla specie delle saltatrici sul carro del vincitore appartengono Marianna Madia, Pina Picierno, Roberta Pinotti e Federica Mogherini, tutte con posticini al sole nei Bagni Matteo. La preraffaellita Madia, colei che è passata da Peppa Pig in tv con il figlio al ministero per la Semplificazione, è figlia di molti padri: veltroniana, ma anche vicina a Letta, ma anche pupilla di Napolitano, ora è diventata renziana. Anzi, «renzina». Piergiorgio Odifreddi è convinto - non bontà sua - che sia è una super raccomandata. Quanto alla Mogherini, la bionda regina della Farnesina arrivata alla corte di Renzi al traino di Franceschini, del premier solo qualche tempo fa scriveva che era «da terza elementare». Evidentemente ha fatto molte lezioni private, nel frattempo.
Chi sgomita moltissimo per entrare nella «top five» delle renzine è Debora Serracchiani, governatrice del Friuli-Venezia Giulia, autocandidatasi al ruolo di portavoce del partito. Due altre veneri del Pd hanno posizioni diverse: Alessandra Moretti, già bersaniana doc, è in continuo riposizionamento, dopo essersi vista sfilare la fascia di miss Pd dalla Boschi. Attualmente apolide. La bionda e sofisticata Alessia Maria Mosca è nel down dei lettiani di ferro, ma ha il physique du rôle della renzina, e giureremmo in un rapido avvicinamento alle posizioni governative.
Poi ci sono le outsider: Lorenza Bonaccorsi è sì renziana ma di rito gentiloniano, quindi un po' defilata. Marina Sereni è una lealista ma di area franceschiniana. Maria Carmela Lanzetta si è vista premiata un po' a sorpresa con il ministero degli Affari Regionali con sommo scorno di Pippo Civati, a cui la politica calabrese è vicina. La scanzonata Giuditta Pini naviga tra le varie correnti senza sgomitare. Stefania Pezzopane è lontana per indole e fisico dal set delle «Pdive», ma comunque vanta ottimi rapporti con il premier. Laura Puppato è una civatiana dialogante. Uscite con le ossa rotte dall'esperienza nel governo Letta, Cécile Kyenge e Iosefa Idem dovranno presto raccogliere punti per il paradiso se non vorranno scomparire dai radar politici.
E poi ci sono le antirenziane a tenuta stagna. Quelle della vecchia guardia come Rosy Bindi, Anna Finocchiaro e Livia Turco, che dal loro Aventino interno sognano senza confessarlo un inciampo di Renzi. Avversaria di Renzi è la giovane umbra Anna Ascani, per la quale però già si intravede l'effetto band wagon, avendo molto corretto il tiro sul neopremier. Infine Vincenza Bruno Bossio, l'ultima dalemiana, twittatrice antirenziana in servizio permanente effettivo e in personalissima lotta contro l'Italicum.
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