«Combatteremo i Tea Party di casa nostra». È la dichiarazione di guerra che il premier Enrico Letta ha lanciato durante l'incontro con Barack Obama. Una provocazione che il portavoce nazionale del movimento Tea Party Italia Giacomo Zucco ha deciso di raccogliere: «Siamo pronti alla battaglia, anche se siamo molto più piccoli dei cugini americani. Questa è la prova provata che Letta vuole aumentare le tasse. Altrimenti non avrebbe detto che vuole combattere la nostra proposta di ridurre il peso dello Stato».
A vederla così lei non sembra un pericoloso estremista. Perché la stampa italiana adesso vi descrive così?
«È un'operazione mediatica molto efficace di ribaltamento dei ruoli. Chi chiede di ridurre il debito pubblico è dipinto come un estremista irresponsabile, chi invece, come Obama o Letta, lo vuole aumentare è un responsabile moderato».
Nel nostro Paese tutto ciò che non è di sinistra viene definito «populista».
«È vero. In questo momento le politiche di tasse e di spesa sono talmente assurde che il senso comune le rigetta. E quando la gente rifiuta la politica, la politica risponde che rigettarla è populista. In effetti se populismo significa che le persone vogliono meno debito, meno spese, meno tasse e meno burocrazia non possiamo far altro che dirci populisti».
In Italia questo è il momento del «moderatismo»...
«Se per stare al potere devi allearti con il tuo avversario l'unica soluzione è quella di confondere le acque, ammorbidire, smussare con frasi degne della peggior Democrazia cristiana. Qui bisogna fermare una corsa impazzita verso il baratro. Le soluzioni ormai sono chiare a tutti e non sono estremiste ma estreme».
Durante le crisi in genere si reclama più Stato.
Proprio ieri Visco ha chiesto un intervento della politica perché «la situazione è grave»...«Sono d'accordo sulla diagnosi ma non sulla terapia. La situazione economica del nostro paese è gravissima ma lo Stato e le sue politiche non sono la soluzione ma il problema».
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