Foti: "La misura sulle banche può cambiare, ma attenti a non snaturare il decreto"

Intervista al capogruppo di FdI: "Le firme sul salario minimo? È solo propaganda"

Foti: "La misura sulle banche può cambiare, ma attenti a non snaturare il decreto"
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Presidente Tommaso Foti, la raccolta firme del centrosinistra sul salario minimo vi mette in difficoltà?
«Le raccolte firme hanno sempre finalità propagandistica. Di certo la campagna è ingannevole visto che promette “salario minimo subito” quando avrà effetto dal 15 novembre 2024. Siamo al salario minimo post-datato. A tacere del fatto che bisogna individuare la copertura finanziaria per aiutare le piccole imprese a sopravvivere, mentre si rinvia a un decreto ministeriale il salario orario del lavoro domestico».

Quali sono le controindicazioni che individuate?
«Temiamo che rischi di essere uno strumento che non contrasta il lavoro povero. Una curiosità: la prima proposta dei Cinquestelle di 10 anni fa proponeva un salario minimo a 9 euro. Si trattava di un errore per eccesso allora o per difetto oggi? Noi riteniamo che bisogna intervenire sull’estensione della contrattazione collettiva nella quale l’Italia è all’avanguardia, sui part-time involontari, sui falsi stage. E ancora: Elly Schlein non ha mai sentito parlare di appalti al massimo ribasso o Conte di cooperative spurie? Il problema dell’aumento delle retribuzioni in Italia passa anche attraverso tre fattori: il rinnovo dei contratti scaduti, l’azzeramento della tassazione su straordinari e tredicesima; la partecipazione dei dipendenti agli utili delle imprese, un diritto e non una facoltà».

Altro tema caldo è quello del caro benzina. Cosa si può fare?
«Se puntassimo un po’ di più a estrarre il nostro petrolio qualche carta in più potremmo giocarla.
La vera iniziativa deve arrivare dall’Europa che ha dimostrato di saper reagire di fronte ai monopolisti del prezzo del gas. Lo stesso può fare per il petrolio. Che gli italiani debbano pagare l’ingaggio di Neymar mi sembra un po’ eccessivo».

Forza Italia chiede che la norma sugli extraprofitti bancari si applichi sugli utili netti e che vengano escluse le banche del territorio. Si aspetta modifiche in Parlamento?
«Non mi innamoro delle norme per come escono inizialmente, migliorarle è sempre possibile, fermo restando che migliorare non significa snaturare o creare situazioni di disparità di trattamento che finirebbero per diventare una autostrada per qualche impugnativa».


C’è poi l’offensiva contro le Partite Iva apri e chiudi.
«È frutto di una norma che abbiamo inserito nella Legge di Bilancio, partendo dal presupposto che di 58mila imprese cinesi, 37mila erano state chiuse entro l’anno con elusione fiscale e contributiva e svantaggi competitivi per chi lavora in regola. Ora stiamo raccogliendo i frutti di una nostra battaglia storica».

Matteo Salvini commentando l’accordo tra socialisti e catalani in Spagna ha invitato gli alleati a non porre veti su alleanze a destra.

Cosa ne pensa?
«È importante che tutti quelli che non si riconoscono in una Europa a forte condizionamento socialista si attivino presentando programmi tra loro compatibili, iniziando ad esempio dall’atteggiamento verso l’ideologia green.
Ma le elezioni prima si vincono, poi si discute e si valuta. È prematuro parlarne ora».

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