È gelo tra Bossi e Maroni: annullato il comizio a due

Le mosse dei leader del Carroccio. Il Senatùr: "Non ho mai saputo del dossier di Belsito". Oggi il vertice. E le "pulizie" di Maroni puntano su Roberto Cota

È gelo tra Bossi e Maroni: annullato il comizio a due

Alle 10 del mattino Roberto Maroni era a Roma, convinto di incontrare Umberto Bossi in giornata. Determinato, Bobo, a ottenere spiegazioni su quel dossier che Francesco Belsito stava preparando su di lui: «Pretendo di sapere chi lo ha ordinato». Inutile chiamare il Senatùr subito, dicono che trovarlo sveglio a quell’ora sia come trovare la neve ad Alassio a ferragosto. «Alle 12 sono a Milano e poi vediamo» ha detto ai suoi. Così alle 14 erano tutti convinti che Bobo fosse a casa di Umberto, a Gemonio. Perché lasciava squillare il telefono prima di buttar giù, il segno che dà quando vuol far sapere di non poter rispondere. Solo che poi Maroni è scomparso. In via Bellerio non s’è visto. Lì, del resto, a tenere banco per tutto il giorno è stato il caso Calderoli, che Bossi ha incontrato con Castelli.
Il dato, al termine di una giornata convulsa, resta il gelo di Maroni. «Non sapevo del dossier di Belsito» dice Bossi. Lo ripete ai cronisti che in serata lo assediano al comizio di Alessandria: «Se lo chiedeva a me faceva prima, perché io sapevo che Maroni ha la barca e anche che l’aveva sistemata in Sicilia». Poi lo sfogo: «Belsito getta solo fango su tutti, spero che questo brutto film finisca. È dimostrato che non sono un mago, o avrei capito prima le cose. Il congresso? Non so se mi ricandido».
Con Bobo ne riparlerà oggi a quattrocchi. Ma intanto ieri il Senatùr ha annullato la sua partecipazione all’incontro pubblico di Borgomanero, dove invece andrà Maroni. In principio l’iniziativa prevedeva la presenza del solo Bobo. Bossi si era aggiunto all’ultimo, come fece nel Maroni-Day a Varese. Ma alle 16 di ieri ha deciso di non andare: «Non è il momento». Nelle stesse ore, Maroni su Facebook prometteva altra guerra: «Consiglio la lettura di Panorama, non solo per le put..ate che Belsito dice su di me (e ne pagherà le conseguenze, tanto lui i diamanti ce li ha...), ma anche per la deliziosa vignetta». Riferimento al gioco di somiglianze che il settimanale ha fatto accostando le foto di Belsito e Al Capone. Chiusa di Bobo: «Padania libera da ladroni e dossieristi».
La resa dei conti è appena incominciata. Il Carroccio, dopo il caos nel bilancio federale, ha dato il via a una verifica interna su tutte le segreterie «nazionali». Se in Lombardia Maroni non nutre dubbi su Giancarlo Giorgetti, nel Veneto del cerchista Gian Paolo Gobbo i controlli saranno a tappeto. Ma è soprattutto sul Piemonte che si addensano le nubi. Nel mirino il segretario e governatore Roberto Cota, reo di ostentata equidistanza dalle correnti in lotta fratricida. «Cota è è peggio che cerchista, è cerchiobottista», diceva ieri un lumbard . Le malignità sul Roberto piemontese si sprecano. C’è chi lo dipinge impegnato nell’estremo tentativo di sganciarsi dal Cerchio.

E c’è chi prevede un nuovo caso Marmello, l’autista che ha filmato Renzo il Trota mentre intascava i soldi della Lega: alcuni autisti sarebbero pronti a mostrare video sulla gestione disinvolta della cassa della Lega Piemont, che subito replica: conti cristallini. A dire il clima di veleni, basta la battuta del deputato Johnny Crosio: «Ormai quando vado a pranzo mi porto l’assaggiatore...».

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