Giuliano Pisapia, quel "campo largo" flop che ne fa un (quasi) ex

La sua esperienza da sindaco di Milano non gli è bastata per assurgere a ruolo di leader di un "campo largo" di sinistra: nel 2017, il suo tentativo di accozzaglia fu un flop totale

Giuliano Pisapia, quel "campo largo" flop che ne fa un (quasi) ex
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Non lo si può esattamente definire un "desaparecido" politico perché - come vedremo - è una figura che, tecnicamente, è ancora all'interno dell'agone parlamentare. Tuttavia, rispetto all'importante ruolo rappresentativo e istituzionale che molti a sinistra davano per certo non più tardi di sei anni fa, ormai lo si può tranquillamente derubricare a un "grande" ex della politica che non conta più sostanzialmente niente. Stiamo parlando di Giuliano Pisapia: già sindaco di Milano e non solo. Qual è il suo attuale incarico dopo quella lontana quinquennale esperienza a Palazzo Marino?

Da avvocato a sindaco di Milano

Figlio di Gian Domenico Pisapia, uno degli ispiratori del Codice di procedura penale italiano del 1989 - redatto insieme all'allora ministro della Giustizia Vassalli - Giuliano nasce a Milano il 20 maggio 1949. Dopo aver frequentato il liceo classico Giovanni Berchet di Milano, si laurea in Giurisprudenza e in Scienze politiche, diventando in seguito avvocato penalista patrocinante presso la Corte di Cassazione. Come legale, si è occupato di molti casi giudiziari importanti della storia italiana: ha difeso Arnaldo Forlani e Giorgio La Malfa nei processi di Tangentopoli, ha assistito la famiglia di Carlo Giuliani, costituitasi parte civile durante il processo relativo ai fatti del G8 di Genova del 2001, e la Cir di Carlo De Benedetti durante il processo Sme. Al fianco di questa sua professione, milita in politica già dalla seconda metà degli anni 1970, quando diventa membro di Democrazia Proletaria, partito di estrema sinistra, operando come avvocato dei suoi "compagni" e delle organizzazioni sindacali confederali.

Poi, la politica attiva: due volte deputato eletto nelle fila di Rifondazione Comunista (dal 1996 al 2006), Giuliano Pisapia scenderà in campo decisamente più determinato per vincere quella che - alla vigilia - sembrava una sfida impossibile: vincere le elezioni Comunali di Milano contro la sindaca uscente Letizia Moratti. Qualche incidente comunicativo di percorso di quest'ultima, unita a una campagna elettorale della sinistra più organizzata soprattutto nei social network - ribalterà completamente i pronostici: dopo le primarie interne vinte contro il favorito Stefano Boeri, ecco che Pisapia (nel frattempo iscritto a Sinistra Ecologia Libertà di Nichi Vendola) s'impone anche contro l'ex ministra dell'Istruzione in un ballottaggio senza storia (dopo un primo turno che già vedeva i due nettamente distanziati). Nel maggio 2011, dopo diciotto anni ininterrotte di amministrazione di centrodestra, Milano torna rossa.

Il campo largo mal riuscito di Pisapia

Insieme all'incontestabile trasformazione urbana, che vedrà il proprio apice con l'Expo del 2015 organizzato nel capoluogo lombardo, Pisapia deve però fare i conti anche con delle scelte politiche divisive e discutibili: prima tra tutte, l'istituzione dell'Area C che creerà dei notevoli disagi tra i residenti della cerchia dei Bastoni visti i costi giornalieri ogni volti che si entra e si esce da quella zona anche solo per andare a lavorare. Il registro delle unioni civili, con la trascrizione di atti di matrimonio esteri di sette coppie formate da persone dello stesso sesso, aprirà un caso politico nazionale che solo la successiva legge approvata quattro anni dopo durante il governo Renzi (2016) verrà spento. Ci sono poi alcune falle nell'ambito della sicurezza, con il suo assessore alla Politiche sociale, Pierfrancesco Majorino, sempre molto restìo a controlli e blitz in Centrale dopo l'arrivo massiccio di immigrati. Fatto sta che al sindaco avvocato un mandato è più che sufficiente e nel 2016 non si ricandiderà a primo cittadino.

Passa un anno scarso e Giuliano Pisapia tenta di ritornare in auge con una tra le più fallimentari iniziative politiche a cui si è assistito nella storia della Repubblica: il fantomatico Campo Progressista. Un soggetto politico che dura giusto tre mesi: l'ex sindaco s'immaginava di guidare un'ammucchiata di centrosinistra che potesse comprendere sia il Partito Democratico sia gli scissionisti di Articolo, ma non fece i conti con il banale fatto che né l'allora segretario Matteo Renzi né tanto meno il fronte dalemiano composto da Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza volevano minimamente stare insieme. Niente coalizione, niente vittoria alle Politiche del 2018 (anzi...) e addio definitivo ai sogni di gloria di Pisapia, che da quel momento scompare letteralmente dal circo mediatico. Soltanto la candidatura al Parlamento europeo nel 2019 gli consentirà di tornare a svolgere giusto un ruolo da eurodeputato.

Tuttavia, a parte una dichiarazione contro la candidatura della Moratti a governatore della Lombardia, non è mai più intervenuto nel dibattito pubblico italiano. Chissà se nel giugno prossimo, quando avrà compiuto 75 anni, il Pd lo vorrà riconfermare a Bruxelles.

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