"Golpe all'Amatriciana": è bufera su Giannini che nasconde lo scandalo dossier

La firma di Repubblica ribalta il caso dosieraggio e attacca la maggioranza: "Perché la destra cavalca il caso? A me sembra più un golpe all'Amatriciana"

screen da Otto e Mezzo / La7
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La sinistra mediatica prende la realtà e la fa a pezzetti. Sullo scandalo dossieraggio la parola d’ordine è una sola: minimizzare. Davanti alle parole drammatiche per un verso di Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia, e per altro verso di Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia, il salotto della gauche nostrana prova a giocare la carta dell’ironia. Un modo come un altro per provare a nascondere il presunto bersaglio del dossieraggio – in gran parte esponenti della colazione di centrodestra – e mettere la polvere sotto al tappeto.

L’avanguardia di questo nuovo movimento giornalistico è guidata da Massimo Giannini, eterno avversario dell’esecutivo Meloni ora editorialista di Repubblica. Incalzato da Lilli Gruber, durante l’ultima puntata di Otto e Mezzo su La7, la firma progressista si lancia in paragoni quantomeno azzardati. "Come spesso accade in Italia la situazione è grave ma non è seria”, esordisce Gianni. Che poi aggiunge: “Grave perché questa grande quantità di accessi a banche dati riservati, accessi che riguardano un po' ogni tipo di personaggi”. Poi, a stretto giro, la sparata definitiva: “Tuttavia – sostiene Giannini ironizzando - mi sembra che stiamo oscillando tra il golpe e il Watergate all'Amatriciana, come dico io".

Et voilà. Lo scandalo dossieraggio derubricato, con sprezzo del ridicolo e del pericolo, a una semplice battuta da stand-up comedy. "Non abbiamo elementi per parlare di dossieraggio, tutta questa mole di dati non si sa se li commissionava qualcuno - riprende -. Perché la destra cavalca il caso?. L’accusa all’esecutivo di centrodestra non tarda ad arrivare:"Cavalcano l'onda del golpe, della democrazia sotto attacco. Ma a me non sembra, propendo più per il golpe all'Amatriciana. Semmai è la destra che ha un know-how in materia... Ne hanno tirati fuori di tutti per mettere sotto attacco alcune istituzioni che danno fastidio e anche i giornalisti”. Questa vicenda viene usata come una clava contro i giornalisti. E con le elezioni in vista, la vicenda viene usata come una chiamata alle armi per un'elezione molto delicata per la destra italiana", conclude Giannini.

All’ironia di Giannini e compagni, forse, è meglio lasciare la parola ai protagonisti che stanno indagando in prima persona sullo scandalo che ha sconvolto sia la Guardia di Finanza sia la Direzione nazionale antimafia. Se da un lato, nel corso della sua audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, il procuratore Giovanni Melillo parla di una “gravità estrema” in relazione all’inchiesta di Perugia sul presunto dossieraggio, dall’altro lato il procuratore capo di Perugia è ancora più netto. Raffaele Cantone, ascoltato ieri mattina davanti alla commissione, ha parlato di 33.528 i file scaricati dal solo luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano in quattro anni”.

“I numeri – ha spiegato Cantone - inquietano perché sono davvero mostruosi. La mole di dati raccolti abusivamente fa impallidire”. La preoccupazione dei procuratori non sconvolge la sinistra mediatica che, come se nulla fosse, continua a fischiettare.

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