Grillini in rivolta contro Beppe il "silenziatore"

Cresce nel M5S l'imbarazzo per il bavaglio imposto sulle proposte di Renzi. L'attacco a Becchi: "Perché lui può parlare?"

Grillini in rivolta contro Beppe il "silenziatore"

Guascone di un Renzi. Spariglia le carte tra i Cinque Stelle e va a ingrossare l'ingorgo di anime dell'anarchico movimento. È marasma. Già, la proposta lanciataai pentastellati dal neo segretario del Pd - trasformare il Senato in Camera delle autonomie locali - ha creato l'ennesima bagarre tra deputati, senatori e tuttologi di riferimento. Tace solo Beppe Grillo, praticamente un fantasma. Il leader avrebbe preferito non replicare a Renzi per non alimentare «sterili battibecchi» e per non regalare spot a uno «stalker mediatico».

Ma il silenzio del genovese si è trasformato in un boomerang alla Camera, dove giovedì il capogruppo pentastellato Federico D'Incà aveva ordinato ai suoi di non rispondere alle provocazioni di Renzi, scatenando le disordinate reazioni di alcuni esponenti del Movimento e dei parlamentari democratici. «Oggi scopriamo che i loro parlamentari prendono ordini via sms come tante Ambra guidate da Boncompagni», ironizza il senatore Francesco Scalia. In realtà, molti deputati e senatori si erano già espressi a caldo. I gruppi parlamentari pentastellati avevano parlato di Renzi come «leader telecomandato dai suoi ignoranti mentalisti».

Peggio. Per Roberto Fico, Renzi è solo «uno scintillio di luci per illudere, ancora una volta, sull'inizio di una nuova stagione del Pd». Luigi Di Maio sposta il target sulla legge elettorale: «Il 5 Stelle voterà per il ritorno al Mattarellum». E attacca Renzi. «Se ha paura di perdere con il Mattarellum lo dica». Sull'apertura a Renzi i dissidenti vanno in ordine sparso. Per Francesco Campanella, «una proposta fatta così, su di un giornale, non è l'avvio di un dialogo, ma una guasconata». Lorenzo Battista chiede al leader Pd «un gesto di coraggio».

Aperto al dialogo, invece, Luis Alberto Orellana: «Ragazzi, è la seconda volta che ci sollecita, io andrei a sentire cosa ha da dirci». Ma nella giornata caotica dei 5 Stelle c'è spazio per uno scontro via Twitter tra Paolo Becchi (l'ideologo in mattinata aveva invitato Renzi a «rassegnarsi. Non ci sarà riforma del bicameralismo perfetto con l'aiuto del M5S») e il deputato friulano Aris Prodani che gli ha replicato: «Caro Becchi, stai parlando in nome di qualcuno o è un tuo pensiero?».

L'anarchia regna sovrana, in particolare sul fronte riforma elettorale. L'ordine è marcare la differenza. Un Parlamento illegittimo, è il ragionamento, non può metter mano al restyling del Porcellum e va sciolto al più presto. «La legge elettorale del M5S - scrive Grillo - sarà completata a febbraio e la discuteremo quando un Parlamento legittimo sarà insediato. Per ora in Parlamento siedono 150 abusivi eletti col premio di maggioranza del Porcellum. Abusivi di Pd, Sel, Centro democratico e Svp. Questa gente dovrebbe occuparsi di legge elettorale?».

Tra l'altro resta in piedi

l'ipotesi di dimissioni di massa appena la Consulta comunicherà le motivazioni che l'hanno indotta a stroncare la legge elettorale. Un atto estremo caldeggiato da Grillo, non da Casaleggio. Cinque stelle non bastano più.

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