Guarguaglini: «Niente tangenti a Scajola Finmeccanica ha agito correttamente»

Guarguaglini: «Niente tangenti a Scajola Finmeccanica ha agito correttamente»

Era considerato un suo uomo all'interno di Finmeccanica. Un fedelissimo. Ma adesso lo smentisce. L'ex presidente e amministratore delegato, Pierfrancesco Guarguagliani, prende le distanze dal grande accusatore Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle comunicazioni nella holding specializzata in sistemi di difesa. E lancia anche un salvagente all'ex ministro Claudio Scajola, indagato con l'accusa di corruzione internazionale dalla Procura di Napoli nel filone d'inchiesta sulle forniture di Finmeccanica all'estero.
Borgogni ha sempre sostenuto di aver saputo da Guarguaglini e da Paolo Pozzessere, l'ex direttore commerciale del colosso industriale arrestato la scorsa settimana, che nell'ambito dell'appalto Fincantieri-Finmeccanica per la vendita di navi al Brasile Scajola aveva chiesto una percentuale «di ritorno» dell'11 per cento (280 milioni) per aver agevolato i rapporti con il Brasile grazie al suo contatto privilegiato con il ministro della Difesa brasiliano Jobin. In un verbale del 5 ottobre Guarguaglini, interrogato dal pm John Henry Woodcock come persona informata sui fatti, è categorico: «Escludo di aver detto a Borgogni di essere a conoscenza della percentuale “di ritorno” destinata a Scajola e Nicolucci (deputato Pdl) da una parte e a Jobin dall'altra». Anche un'altra circostanza che Borgogni attribuisce a Guarguaglini viene smentita: «Escludo - dice l'ex presidente della holding - di aver replicato con riferimento a Finmeccanica che la percentuale massima “di ritorno” che ero disposto a pagare era del 3 per cento. Quello che posso aver detto a Pozzessere è che gli oneri di agenzia che Fincantieri, come prime contractor, avrebbe potuto pagare potevano essere della percentuale massima del 3 per cento. Escludo anche di aver appreso da Pozzessere o da altri che tra i destinatari delle somme richieste attraverso Pozzerese vi erano il ministro Jobin, Scajola e Nicolucci». Guarguaglini riferisce ai magistrati di non sapere se ci fosse «l'interesse di politici italiani in questa vicenda». «Ma posso dire - si legge nel verbale - che in occasione di una mia visita in Brasile, se non sbaglio nel gennaio 2010, ho avuto modo di incontrare, insieme a Tarantelli, Pozzessere, l'industriale napoletano e Graziano, il parlamentare Massimo Nicolucci. Posso dire che rietrato in Italia ho appreso da Borgogni che Nicolucci era un uomo legato a Scajola». Circostanza, quest'ultima, confermata dall'ad di Fincantieri Giuseppe Bono, che ai pm consegna un biglietto da visita in cui Nicolucci risulta come «consigliere politico del ministro dello Sviluppo Economico per i rapporti con i Balcani».

«La visita di Nicolucci - racconta Bono - mi fu preannunciata da una telefonata di Scajola il quale, sapendo che Fincantieri era interessata ad avere rapporti economici con il Brasile e viste le difficoltà scaturite dalla vicenda Battisti, mi rappresentò che c'era una persona, appunto Nicolucci, che poteva darmi una mano».

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