E' - era - una griffe del nostro calcio. Più in generale e più nobilmente una griffe a pieno titolo del Made in Italy, di quel Made in Italy che contiene passione, cura, inventiva, coraggio, fatica.
C'è - c'era - un po' tutto questo nei campi sportivi confezionati e poi consegnati chiavi in mano dalla Biffi Spa di Villa d'Adda, borgo di riviera ai confini della Bergamasca. Da oltre un secolo, con l'arte e la capacità imprenditoriale tramandate per via generazionale, questa azienda era specializzata nell'inventarsi le soluzioni migliori per il calcio: i fondi in erba drenati e riscaldati, le tribune, le illumninazioni.
Tutta Italia è disseminata di impianti firmati Biffi, nelle grandi città e nei piccoli paesi di estrema provincia. Moltissimi gli interventi anche all'estero.
E', ma bisognerà abituarsi ad usare era, l'atelier del cosiddetto "manto erboso", come piace dire agli acrobati del lessico sportivo. Si ragiona ormai al passato perchè la singolare epopea è al capolinea: di queste ore la domanda di ammissione al concordato liquidatorio.
E' una tegola pesantissima per i 93 dipendenti, ma è anche un brutto colpo al patrimonio imprenditoriale italiano.
Anche in questo caso, c'è la vittima e c'è il killer: la crisi in generale, ma soprattutto la crisi della finanza pubblica. Lavorando nella stragrande maggioranza dei casi per i Comuni, la Biffi si ritrova di fatto strangolata dai vincoli di bilancio. Gli enti locali non possono più permettersi investimenti per il "voluttuario" delle attività sportive, dopo lunghi periodi di spese pure un po' megalomani. Ma non solo.
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