I lealisti non arretrano e chiedono la conta

Fitto all'attacco del segretario: "Vuole fare la festa all'ex premier"

I lealisti non arretrano e chiedono la conta

Roma - Ormai i lealisti chiedono «chiarezza». Traduzione: andiamo alla conta; anche a costo di una scissione. Mal sopportano i tentennamenti di Berlusconi, ogni tanto scettico nell'andare fino in fondo per non consumare la spaccatura. Ma il Cavaliere resta ondivago perché cuore e pancia gli dicono che hanno ragione Fitto e gli altri: «Come riuscire a stare assieme con chi ti uccide?». Non solo: «Come credere ancora alle promesse che prima o poi arriverà un segnale positivo sulla decadenza?». E ancora: «Come accettare che i ministeriali ingoino tutto pur di restare al governo?».

Per i berlusconiani senza se e senza ma alla Santanchè, alla Minzolini e alla Biancofiore, la misura era colma già da un pezzo. Per i lealisti alla Fitto, Romano, Brunetta e Capezzone sabato dev'essere l'occasione per smascherare il gioco dei governisti. Per i mediatori alla Gasparri e alla Matteoli bisogna fare di tutto per non sfasciare il Pdl senza però sottostare agli schiaffi della sinistra.

Per tutta la giornata volano gli stracci tra le due fazioni, con Fitto in testa che suona la carica: «Il tempo delle ipocrisie, delle parole dolci verso Berlusconi, ma degli atti ostili nei suoi confronti, deve finire. Altrimenti il rischio non è che si voglia “guastare” la festa al presidente Berlusconi, ma che si voglia “fargli” la festa - dice riferendosi all'intervista del vicepremier al Corriere della Sera - Lo scenario disegnato da alcuni uomini vicino ad Alfano è il seguente: Berlusconi deve di fatto mettersi da parte, al di là dei consueti omaggi formali; il governo deve essere sostenuto “a prescindere”; il voto sulla decadenza, al di là di qualche lacrima di coccodrillo, non deve produrre conseguenze; quanto alla legge di Stabilità, sarà quel che sarà». E ancora: «Riteniamo che sia ormai un vero e proprio “metodo buffo” che si continui a parlare di “metodo Boffo” da chi, da sempre, ha avuto solo onori, ruoli e trattamento in guanti bianchi. E se un “metodo” va quindi denunciato, è quello di chi, tra una riunione di corrente e l'assenza alle riunioni ufficiali di partito, vuole solo guadagnare tempo per realizzare un percorso alternativo a Berlusconi, ai nostri programmi e ai nostri elettori».

Con Fitto pure Capezzone: «Da giorni, c'è chi si esercita a negare i problemi. Primo: che si fa se il Senato vota la decadenza di Berlusconi? Secondo: che si fa se torna la tassa sulla casa?». Anche Luca D'Alessandro punge i ministeriali: «Noto che ci sono spaccature tra i governisti tra chi vuole andare al Consiglio nazionale e chi no. L'ordine del giorno è chiaro: si vota il documento dell'ufficio di presidenza, non ci sono altre possibilità». Mentre Michaela Biancofiore è ironica: «Bene le parole di Alfano. Sono contenta che riconosca che è entrato al governo per volontà, intuizione e voti di Berlusconi.

Dunque, non avrà difficoltà a seguirne la medesima volontà per uscirne»; Anna Maria Bernini, che non è certo una falco, ammette: «La questione che pone Fitto è l'unica vera questione: l'unità non può essere solo di facciata».

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