"Nessuna deriva ungherese": così i sindaci dem scaricano Schelin sul Pnrr

Gori, Palazzi e Possamai difendono il governo Meloni sui limiti alla Corte dei Conti e sbugiardo Schlein, Orlando, Boccia e Provenzano

"Nessuna deriva ungherese": così i sindaci dem scaricano Schelin sul Pnrr
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Tre sindaci importanti del Partito democratico si dissociano e criticano aspramente la linea del segretario Schelin e dei suoi uomini, contro la posizione del governo Meloni sul pnrr e la corte dei conti. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Mattia Palazzi, sindaco di Mantova, e il neoeletto Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, che pochi giorni fa tutto il Pd si è affrettato a festeggiare come unico dem che ha vinto al ballottaggio, hanno pubblicato una lettera aperta chiedendo di occuparsi più dell’attuazione del Recovery plan che dei controlli contabili.

Ma soprattutto si dissociano dal Pd che accusa il governo di "deriva ungherese", espressione utilizzata dal responsabile esteri della segreteria, e già vicesegretario, Peppe Provenzano. Secondo i sindaci in questo momento il tema non è la deriva ungherese, bensì non gettare alle ortiche un’opportunità unica per il Paese. Anche perché, come hanno spiegato i professori Cassese e Mirabelli, e come ha ulteriormente sostenuto Luciano Violante, il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr era stato abolito già da Draghi nel 2021. "Occorre semmai - scrivono-prestare attenzione e definire strumenti e risposte adeguate e celeri ai rilievi di merito che la Corte dei Conti in più relazioni ha sottolineato rispetto ai problemi, strutturali e di funzionamento, che sin qui hanno prodotto ritardi e quindi minor spesa".

Al segretario Schelin i sindaci Pd rispondono "Nel caso dei nidi segnaliamo che, se a fianco delle opere non si prevedono finanziamenti in conto corrente per sostenerne i costi di gestione, sarà difficile raggiungere il fondamentale e auspicato obiettivo". Proprio oggi pomeriggio infatti Elly Schlein ha attaccato Meloni dicendo: "Leggo che tra i progetti che possono saltare del Pnrr ci sono i nidi. Sarebbe un errore clamoroso, inspiegabile, se fatto da un governo guidato da un presidente del Consiglio donna".

Ma cosa c'entra il fatto che Meloni è donna, con la costatazione che sarebbe uno spreco realizzare nidi e ospedali destinati a rimanere cattedrali nel deserto se non c'è il personale per riempirli (e che il Pnrr non può finanziare?). I sindaci Pd invece vogliono collaborare con il governo pensando alle cose concrete e serie, senza polemiche sterili e strumentali: "Lo chiedemmo dai primi passi del PNRR, ancora con il governo Conte, e lo richiediamo adesso: il Governo costituisca una cabina di regia con i Sindaci, con Anci. Sarebbe il segno di un Paese normale che non vuole perdere nemmeno un euro del Piano da cui dipende il proprio futuro".

I sindaci, cioè quelli che il Pnrr lo devono mettere a terra, sanno bene che la corte dei conti è solo un ulteriore ostacolo burocratico che fa perdere ancora altro tempo. Come sanno che bisogna cancellare il reato di abuso d'ufficio, argomento su cui il Pd non ha ancora preso posizione.

Ormai anche qualche buon democratico si sta accorgendo che l'opposizione che grida al fascismo per ogni cosa portata avanti da Schlein, Provenzano, Boccia e Orlando serve solo a far vendere copie a Murgia e Saviano, ma non ai cittadini che neanche li votano.

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