Idv, anche i sindaci abbandonano Di Pietro

Ormai l'Italia dei Valori cola a picco. Anche Orlando e De Magistris abbandonano Di Pietro: "Si faccia da parte"

Sotto il fuoco incrociato dei suoi, Antonio Di Pietro prova a rialzare la testa e, nella mischia, riesce a prendersela con Maurizio Crozza che ieri sera gli ha ricordato di essersi comprato "un sacco di case" dopo aver incassato, dal 2009 a oggi, la bellezza di 50 milioni di euro in finanziamenti. "Anche tu contribuisci al killeraggio mediatico", accusa l'ex pm di Mani Pulite mentre attorno a lui viene giù l'intera impalcatura dell'Italia dei Valori. Dopo essere stato abbandonato dai notabili che siedono sugli scranni romani, oggi Di Pietro ha incassato il ben servito dei sindaci che, negli ultimi due anni, sono riusciti a piegare le logiche del centrosinistra e a spuntarla nonostante l'opposizione delle segreterie dei partiti: Leoluca Orlando da una parte e Luigi De Magistris dall'altra.

Di Pietro è sempre più solo. Sono i "suoi" a spingerlo, giorno dopo giorno, nell'abbraccio mortale di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle. Se a Roma i vertici dell'Idv vogliono la testa del leader per mantenere in vita il partito dopo lo scandalo portato alla luce del sole da Milena Gabanelli nell'ultima puntata di Report, i sindaci "arancioni" preferiscono fare un passo indietro e abbandonare l'ex pm. "Quello che è accaduto nell’Idv non credo si risolva con la mediazione al ribasso politico. Si deve aprire una stagione nuova: basta con la concezione padronale del partito", sentenzia De Magistris in una lunga intervista a Repubblica in cui rinfaccia a Di Pietro di non essere stato abbastanza coraggioso e di essersi affiancato da politici di scarso livello, "culturale e morale". "Non vedo margini per un rinnovamento interno", incalza il sindaco di Napoli chiedendo al leader dell'Idv di farsi da parte. Intervistato anche dal Fatto quotidiano, De Magistris lancia la sua lista arancione ("Entro Natale ci saranno nome e simbolo") e non manca di invitare lo stesso Di Pietro a farvi parte - ovviamente non più da leader. "Di Pietro deve chiudere quell’esperienza e pensare a un progetto fuori dai partiti", conclude De Magistris che considera il Movimento 5 Stelle una risorsa, anche se parlare di "alleanza" è prematuro.

Orlando non è certo più tenero. Anche il sindaco di Palermo si affretta a celebrare il funerale dell'Italia dei Valori: "Non è finito. È morto. Come tutti i partiti". Anche lui, insomma, contagiato dala fuoco "grillesco". In una intervista alla Stampa, il sindaco di Palermo ricorda di essere stato eletto sindaco con il 58% dei voti, mentre la coalizione che lo sosteneva aveva incassato il 14% (l’Idv all'11%). "Vuol dire che il mio partito non era in condizione di rappresentare il consenso che io ho ricevuto", tuona Orlando invitando Di Pietro a non limitarsi a "fare un congressino che porti a un partituccio di funzionarietti". "Il leader dei 5 Stelle non è la terapia, è il termometro", conclude il sindaco di Palermo dicendosi, comunque, disinteressato del futuro di Tonino. Futuro che si sta facendo sempre più nebuloso, sebbene nei giorni scorsi Grillo gli abbia teso la mano per dargli una scappatoia.

Fino a qualche mese fa, sia De Magistris sia Orlando erano il fiore all'occhiello di Di Pietro che, nonostante la gestione fallimentare dei due Comuni, considerava come i due sindaci come una vittoria personale. Anche loro gli hanno voltato le spalle, così come ha fatto l'elettorato che in Sicilia non ha permesso all'Idv di entrare nel Consiglio regionale. Ora Tonino è alle corde. Ancora un colpo è andrà ko.

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