Inchiesta sul San Raffaele Imprenditore vicino al Pd "portò i soldi in una valigia"

Nelle carte depositate per la chiusura dell'indagine sull'ospedale spunta la società dei Degennaro di Bari. Un indagato dice di aver visto uno dei fratelli portare i soldi a Mario Cal. Finta consulenza a un ex assessore della Lombardia vicino a Cl

Inchiesta sul San Raffaele Imprenditore vicino al Pd "portò i soldi in una valigia"

C'è anche la Dec, società dei costruttori Daniele e Gerardo Degennaro (arrestati nell'inchiesta sugli appalti a Bari) nelle carte appena depositate con la chiusura della prima parte dell'inchiesta sull'ospedale San Raffaele, che vede accusati per associazione per delinquere e bancarotta, tra gli altri Pierangelo Daccò, l’ex direttore amministrativo della Fondazione, Mario Valsecchi e alcuni imprenditori, tra cui Pierino e Giovanni Luca Zammarchi. Un indagato riferisce di aver visto uno dei Degennaro portare dei soldi in una valigia a Mario Cal, ex vicepresidente dell'ospedale (morto suicida nel luglio scorso). "Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi - ha spiegato ai pm l'ex direttore finanziario dell'ospedale, Mario Valsecchi - quando ha dichiarato di avere visto De Gennaro portare soldi in valigia a Cal in 5-6 occasioni".

Daccò, che i pm di Milano considerano il collettore dei fondi neri accumulati dagli ex vertici del gruppo a scapito dell’ospedale, avrebbe gestito una ventina di società estere. Anche questo emerge dalle carte appena depositate. Da un interrogatorio del 22 dicembre il braccio destro di Daccò, Giancarlo Grenci - indagato - ha messo a disposizione dei magistrati documenti riguardo le "operazioni finanziarie" delle "società e conti personali riconducibili a Daccò". In particolare ci sarebbe un faldone con le carte su 11 società e un secondo con i documenti su 9 società. E documenti scottanti sulle operazioni finanziarie di sei "società e conti personali riconducibili ad Antonio Simone", ex assessore alla Sanità in Lombardia nei primi anni ’90 e persona molto vicina a Comunione e Liberazione.

De soldi per una "finta consulenza" pagata dal San Raffaele sarebbe finita su un conto estero riconducibile a Simone. Grenci spiega che fu lo stesso Daccò ad indicare "di trasferire quella somma", cioè "500 mila euro" su "un conto nominativo di Antonio Simone".

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