Nemmeno una settimana fa quasi si lagnava del fatto che prendesse da un mese e mezzo circa cinque mila euro netti senza lavorare "perché sono in attesa di essere ricollocato". Oggi avrebbe potuto iniziare a lavorare, invece ha preferito andare subito in ferie. Antonio Ingroia ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco: ha provato a chiedere un ulteriore rinvio del trasferimento ad Aosta, ma il Cms ha detto no.
E così, l'ex procuratore aggiunto di Palermo ha fatto armi e bagagli e si è diretto verso i monti valdostani. Ma solo per prendere visione del suo nuovo ufficio al secondo piano del palazzo di giustizia e per conoscere il procuratore capo Marilinda Mineccia.
"Per ora è una presa di possesso dell’ufficio e di contatto con il procuratore capo, insieme al quale concorderemo le modalità successive", avvertiva ieri il pm siciliano. Che, avendo a disposizione una settantina di giorni di ferie arretrate, ha deciso di usufruirne subito. Inizierà (forse) a lavorare il 20 giugno prossimo, almeno stando a quanto ha comunicato il procuratore capo di Aosta.
Nel frattempo, Ingroia attende il pronunciamento del Tar sul suo trasferimento e, nonostante da oggi sia un magistrato operativo, continua a svolgere attività politiche. E pensare che è stato lui stesso ad ammettere che "da oggi comunque sono sostituto procuratore ad Aosta e ho il dovere di fare un passo indietro rispetto alla politica".
Contraddicendo se stesso, lui e il suo partito Azione Civile (nato sulle ceneri di Rivoluzione Civile) parteciperà il 18 mggio a Roma alla manifestazione indetta dalla Fiom. La toga, inoltre, non lesina commenti sulle vicende politiche degli ultimi giorni. Sulla manifestazione del Pdl a Brescia, il sostituto procuratore di Aosta ha infatti espresso "sconcerto e preoccupazione" in merito alla presenza di alcuni ministri spiegando che "capisco che un leader politico come Berlusconi, peraltro imputato, ha anche il diritto di contestare aspramente la magistratura, ma che alla manifestazione partecipino ministri in carica mi lascia molto perplesso".
Ma le incursioni di Ingroia nel dibattito politico non si limitano a questo. Il magistrato siciliano si è schierato al fianco di Ilda Boccassini (evidentemente la polemica sul paragone con Falcone e Borsellino è acqua passata) in merito al processo Ruby: "La dottoressa Boccassini sa il fatto suo e le sue richieste sono certamente ben argomentate e motivate".
Insomma, difficile capire se Ingroia, adesso, si senta più politico o più magistrato. Quello che è certo è che lui continua a dar battaglia, anche all'interno della sua categoria, confida nella decisione a suo favore del Tar e rimane convinto dell'intento punitivo del Csm nei suoi confronti: "Il problema non è Aosta, ma il trasferimento è in violazione rispetto alle circolari del Csm. Non potevo essere destinato ad Aosta o procure simili ma solo come sostituto procuratore alla procura nazionale antimafia o in
Cassazione. Non so le ragioni di questo ma è stata una scelta anomala e penalizzante".
"Io voglio lavorare", diceva una settimana fa. Vorrà pur lavorare, ma dove dice lui. E, nel caso le sue richieste non venissero esaudite, potrà, come lui stesso ha dichiarato, andarsene dalla magistratura. E tornare alla politica.
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