Insegniamo l'italiano a questi inglesi

Con quattro mondiali vinti, abbiamo poco da imparare dai signori di sua Maestà che si sono fermati all'una tantum del '66

Gary Cahill, Wayne Rooney, Frank Lampard e Glen Johnson in allenamento
Gary Cahill, Wayne Rooney, Frank Lampard e Glen Johnson in allenamento

Battere gli inglesi ha un sapore sempre particolare. È ribadire una superiorità storica che non vogliono accettare, sicuri di essere ancora al centro dell'impero, anche nel football. Lo hanno inventato loro in una taverna, la Freemanson di Leicester, sono passati anni, uomini e leggi, eppure si mettono alla lavagna e insegnano. In verità noi italiani, con quattro mondiali vinti, abbiamo poco da imparare dai signori di sua Maestà che si sono fermati all'una tantum del '66.

La spocchia dei media, di Murdoch e soci, continua a manifestarsi secondo antico stile che fece dire a sir Churchill che gli italiani perdono le partite come fossero guerre e le guerre come fossero partite di football. Senza ricorrere a sangue, sudore e lacrime, a mezzanotte, ecco l'occasione per confermare chi siamo noi e chi non sono mai stati loro. D'accordo il fascino, la tradizione, il fumo di Londra: ma qui si fa l'Italia o non si muore, ma si sta malissimo. Dovrà essere la notte brava di Mario Balotelli che è uno special one del settore.

Gli inglesi lo conoscono bene e viceversa. Non importa come ma quando, dunque stasera. Non ci sono alternative e comodi accordi. Prandelli e Hodgson non sono Farage e Grillo, sanno che uniti non si vince. Al massimo si pareggia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica