Iva, Tares e arretrati alle imprese Ora il Prof deve correggere gli errori

Il governo ha 45 giorni per risollevare l’economia del Paese: ecco i problemi più urgenti

La scena italiana è simile a quella della Costa Con­cordia prima che urtas­se lo scoglio. Però più che «Concordia» questa è la nave della «Discordia». I litigiosi pe­rò non sono tutti, ma i due grup­pi politici che hanno lanciano veti in tutte le direzioni, il Pd guidato da Pier Lui­gi Bersani - in cui ora si litiga anche al­l’interno - e quello dei grillini. Per fortu­na, alla Capitaneria del Porto, il presi­dente Napolitano ha avvertito la nave, cioè l’economia e italiana, che sta ri­schiando grosso. E ha dato a Monti un mese e mezzo di tempo per rimedia­re ai guai in cui ha messo l’Italia, che stava pensando di lasciare ai successo­ri. Il capo dello Sta­to non può prende­re il timone per gui­dare Monti e metter pace fra le forze poli­tiche che dovrebbe­ro sostenerlo. Però gli pone al fianco al­cuni consiglieri per far emergere i pro­blemi urgenti, che il suo governo dovrebbe risolve­re o attutire, con la collabora­zione del Parlamento.

Il problema più grosso e il pa­gamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazio­ne, calcolati fra i 70 e 100 miliar­di. I governi debitori sono in gran parte le Regioni e i Comu­ni per la sanità e i governi locali e loro enti per le opere pubbli­che. Il governo centrale deve far emergere questi debiti con chiarezza, con l’importo e la data del ritardo di pagamento. E questo sarebbe un primo compito fondamentale, per stabilire con altrettanta chia­rezza priorità e modalità di pa­gamento. Pagando con rapidi­tà i debiti pregressi delle Pa, si dà liquidità all’economia pro­duttiva e quindi ossigeno per il suo rilancio, mentre essa ar­ranca perché il mercato sul la­to della domanda è difficile mentre il credito bancario è scarso.

Ma bisogna trovare i modi giusti per risolvere un rebus, che è il seguente: pagare evi­tan­do di far salire troppo il rap­porto fra debito pubblico stata­le circolante sul mercato e Pil. Il rapporto fra debito e Pil è arri­vato al 128 per cento, perché il governo Monti in un anno e quattro mesi lo ha peggiorato di 10 punti rispetto al livello a cui Berlusconi nel novembre del 2011 lo aveva lasciato. Que­sto debito, nei piani ora smen­titi dai fatti, doveva salire al 120 per cento del Pil per poi scendere nel 2014 con la ripre­sa. Ma il Pil nel biennio 2012-13 è già peggiorato di 3 punti rispetto alle previsioni e, se non ci sarà la ripresa a fine anno, ci sarà un ulteriore peg­gioramento. Inoltre abbiamo messo a bilancio i prestiti agli altri Stati dell’Eurozona per al­tri 3 punti di Pil. Le entrate pub­bliche a causa della crisi peg­giorano di un punto sulle previ­sioni ad aliquote invariate. E 2 punti di debito in più li abbia­mo fatti per mettere a bilancio 30 miliardi di debiti pregressi della Pa. Bisogna evitare di mettere sul mercato troppi de­biti in titoli pubblici. Quindi bi­sogna che il più possibile si pa­ghi questo debito arretrato, al­la svelta, con finanziamenti della Cassa depositi e prestiti, con sconto di crediti presso isti­tuti di credito con garanzia pa­trimoniale dei debitori. E solo in ultima istanza con cartelle di debito statale a carico del contribuente nazionale, arci­stufo di pagare per i deficit del­le Regioni e egli enti locali.

Poi ci sono due bombe tribu­tarie da disinnesca­re. C’è l’aumento di Iva al 22% a luglio, che vale 4 miliardi teorici di gettito e ri­schia di farci perde­re maggiori entrate a causa del calo del­la domanda. E c’è il rebus della Tares, la stangata della tassa municipale sui rifiu­ti, che inciderà sulle case, già tartassate. Inoltre incombe il ri­lancio delle opere pubbliche, compre­so il Ponte sullo Stretto, che se non si fa, in penali e per­dita del contributo comunitario, ci co­sta di più. Ci sono va­ri modi per cofinan­ziare le opere pub­bliche, con finanza di progetto. La Cas­sa integrazione in deroga sta per esau­rire i fondi: servono 2 miliardi. E c’è la questione dell’Ilva e del pasticcio creato per i contratti Fiat di Marchion­ne, da sentenze ballerine. Monti deve evitare che la nave Italia si incagli o sia commissa­riata dalla Troika europea (Bce, Fondo monetario, Bru­xelles cioè Berlino).

Non do­vrà, dunque, vergognarsi di fa­re qualche sterzata di rotta. Er­rare è umano, perseverare non lo è.

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