L'Anm ormai lacerata rinuncia allo sciopero contro la riforma "Daremo un contributo"

Cambia il vento anche al Tar: stop alla minaccia di bloccare le opere pubbliche

L'Anm ormai lacerata rinuncia allo sciopero contro la riforma "Daremo un contributo"
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Una resa mascherata. Dentro le toghe nessuno vuole ammettere la sconfitta cocente che una lacerata Anm proclama quando il suo leader Giuseppe Santalucia annuncia di aver accantonato sia lo sciopero, sia la generica «agitazione» paventata qualche giorno fa, sia qualsiasi forma di protesta: «Stiamo dando un contributo tecnico, siamo magistrati e riteniamo di avere il diritto e il dovere di intervenire. Non ci sono forme di protesta, è solo voler mettere sul tavolo argomenti tecnici che meritano attenzione e crediamo che chi dovrà decidere debba considerarli». Parole pronunciate a Skytg24 che stridono con i proclami belligeranti lanciati sui quotidiani «amici», da Repubblica al Domani e al Fatto contro la riforma del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Anche la minaccia dei Tar di bloccare le opere pubbliche sembra naufragata, dopo alcuni rinvii a ottobre su alcune gare d'appalto. Insomma, la musica è cambiata. A nessuno sfugge il legame con la condanna a 15 mesi comminata a Piercamillo Davigo a Brescia per la violazione del segreto d'ufficio nel caso Eni-Amara. Lo si capisce dalla patetica difesa pallidamente agitata dal leader Anm: «Ho grandissimo rispetto per la persona e per il diritto, sono certo che Davigo saprà difendersi in appello», dice con poca convinzione Santalucia. Che poi prova a scrollarsi di dosso il fango piovuto sulle toghe: «Non c'è nessun problema per l'immagine della magistratura», ripete come se volesse autoconvincersi, non prima di sottolineare l'amarezza che ha provato per aver sentito gli sgraditi commenti «quasi contenti che anche lui abbia patito la pena del processo penale. Non partecipo a questo coro e credo che non si debba speculare su singole esperienze», ha concluso Santalucia. Se non è una nemesi dello sputtanamento subìto in questi trent'anni dalla politica poco ci manca. «Non è una resa, è semplice buon senso» è il commento di Angelo Piraino, leader delle toghe moderate di Magistratura indipendente che al Csm sono in maggioranza. È Palazzo de' Marescialli il vero crocevia della riforma, è lì che bisognerà trovare la sintesi tra le esigenze garantiste che la maggioranza ha il dovere politico di ricercare e le necessità investigative che alcune riforme potrebbero limitare, se non addirittura compromettere, vedi l'ipotesi del gip collegiale sulle misure cautelari che rischia di ingolfare i tribunali. «L'interlocuzione con il ministero della Giustizia è continua. La leale collaborazione è massima - dice a Firenze il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli - a breve giungerà la richiesta del parere del Csm sul disegno di legge». Guai a pensare che l'ok sia cosa fatta senza alcuna limatura: «L'attenzione, l'impegno, l'ascolto e la disponibilità sono seri e scrupolosi da parte del Consiglio, e prescindono in maniera assoluta dalle contingenze relative alle maggioranze di cui l'esecutivo è espressione, dal legittimo dibattito pubblico e dal rilievo politico esterno delle misure oggetto di consultazione», è la precisazione che l'ex legale di Matteo Renzi rilascia per tacitare le voci di chi, a sinistra delle toghe, trema per le ricadute che la stretta su intercettazioni e manette facili darà a quelle inchieste che in questi anni sono servite più a lanciare magistrati in carriera che ad assicurare politici corrotti alla giustizia. «Percepisce il contributo dell'Anm come una interferenza manifesta una debolezza genetica», spiega in serata il neo procuratore aggiunto di Reggio Calabria Stefano Musolino, segretario nazionale di Md.

«Nessuno di noi è per lo sciopero, quanto meno nel senso della dirigenza dei gruppi associati. Ma la magistratura, specie quella più giovane, è davvero arrabbiata», fa sapere il magistrato al Giornale. Resa sì, ma armata.

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