Bersani umiliato e fatto fuori da Grillo: "Lasci, incarico a noi"

Il segretario subisce in diretta il "no" del M5S. Poi gli insulti del comico e l'affondo di Crimi: altra storia se Napolitano propone un nome nuovo

Il premier incaricato Pier Luigi Bersani al termine delle consultazioni
Il premier incaricato Pier Luigi Bersani al termine delle consultazioni

Roma - Questione di streaming. La diretta tv del colloquio tra Pier Luigi Bersani e i capigruppo a cinque stelle, nella sua rudimentale schiettezza (camera fissa, immagini tremolanti, audio con effetto acquario) consegna all'Italia l'immagine triste di un uomo umiliato. Quel Bersani che con ostinazione degna di miglior causa si offre al pubblico compatimento mentre quasi supplica i due grillini (gli ormai inseparabili Vito Crimi e Roberta Lombardi, i fratelli De Rege del movimento) di dargli un appoggio che non arriverà. Poco manca che Bersani si metta in ginocchio, per dar ragione alla colorita immagine resa il giorno prima dall'improvvida Lombardi. La cui insipienza e sventatezza è peraltro oggetto di critiche montanti sul web. Ma questa è un'altra partita.
Qui va in scena l'umiliazione di un uomo perbene, perduto nel sogno paranoico del potere. Bersani sembra il professore esperto con assistente al fianco (lo sbiadito Enrico Letta) che viene sbertucciato dai due fuori corso che ha davanti, impreparati ma in grado di strappargli comunque un trenta e di rifiutarlo, per di più. È la gestualità sommessa dell'incontro a dare il senso della piccola tragedia: lo scuotere delle teste dei due capigruppo mentre Bersani parla, quella cappa di incompiutezza che avvolge da subito il pur cordiale colloquio, la stizza disperata con cui Bersani accoglie l'ennesimo niet.
Tutto è terribile nel mercoledì dell'umiliazione di Bersani. È terribile il post di Grillo che lo insulta ancora una volta inserendolo tra i «padri puttanieri» che hanno reso le nuove generazioni «figli di NN». «I Padri Puttanieri - scrive Grillo sul suo blog - hanno sulle spalle la più grande rapina ai danni delle giovani generazioni. Questi padri che chiagnono e fottono sono i Bersani, i D'Alema, i Berlusconi, i Cicchitto, i Monti che ci prendono allegramente per il culo ogni giorno con i loro appelli quotidiani per la governabilità. Hanno governato a turno per vent'anni, hanno curato i loro interessi, smembrato il tessuto industriale, tagliato lo Stato sociale, distrutto l'innovazione e la ricerca. Pdl e Pdmenoelle sono vent'anni che ci prendono per il culo e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo spontaneo dai coglioni dopo Penati, Tedesco, Dell'Utri, Cuffaro, Monte Paschi di Siena, dopo il Lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e cento leggi abominio». Alessandra Mussolini, senatrice del Pdl, trova molto gravi queste affermazioni e chiede a Crimi di scusarsi. Richiesta rispedita al mittente perché trattandosi di espressione «extraparlamentare (...) non ho nessun dovere di smentire». E Bersani? Risponde tra l'amareggiato e il sarcastico: «Auguri ai salvatori della Patria».
Ma per Bersani è terribile anche il fatto che sempre Crimi nel tardo pomeriggio apra uno spiraglio che per lui è quasi una condanna: «Se Napolitano fa un altro nome è tutta un'altra storia». Con tanti saluti a Bersani. E al Pd: il nome deve essere estraneo ai partiti e i democratici farebbero bene a tacere: «È meglio che il Pd non lo faccia, se no lo brucia. Non voteremo mai un governo targato Pd anche se guidato da una persona terza». Poi Crimi corregge (ormai è diventato bravissimo nelle retromarce mediatiche): «Se Napolitano non dovesse dare a Bersani l'incarico ci candidiamo per un governo a cinque stelle».
Alla fine per Bersani l'unica consolazione è sbirciare tra i commenti del blog di Grillo e scoprire che pure tra gli utenti certificati (e quindi non a rischio troll) una buona metà sarebbe stata favorevole all'accordo con il Pd.

«Ma non si poteva dare la fiducia solo per modificare la legge elettorale, fare giusto due leggi urgenti sul lavoro e contro la corruzione e poi togliere la fiducia per andare alle elezioni?», si chiede uno. «Beppe, sei un irresponsabile o un ciarlatano?». Bersani piange, ma Grillo non ride.

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