Tra il 23 e il 24 giugno prossimi saranno quattordici i capoluoghi di provincia che andranno al ballottaggio per decretare i futuri sindaci in quei comuni. In rigoroso ordine alfabetico, si tratta di: Avellino, Bari, Caltanissetta, Campobasso, Cremona, Firenze, Lecce, Perugia, Potenza, Rovigo, Urbino, Verbania, Vercelli, Vibo Valentia. Delle altre quindici grandi città in ballo in questo avvicendarsi di elezioni amministrative che si sono svolte, dieci sono finite a una coalizione di centrosinistra (Bergamo, Cagliari, Cesena, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Prato, Reggio Emilia, Sassari) mentre cinque sono state vinte già al primo turno dall'alleanza di centrodestra (Ascoli, Biella, Ferrara, Forlì, Pescara). I pronostici della vigilia sono stati sostanzialmente rispettati tutti, considerata anche la folta presenza di roccaforti rosse tra Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Tuttavia, fino a sole pochissime ore fa, almeno tre importanti comuni sono rimasti in bilico su quello strettissimo confine che divide il successo immediato alle urne dal rinvio al "secondo tempo" tra i due candidati più votati. E adesso rimane appena una settimana scarsa per completare la campagna elettorale per lo scontro diretto decisivo.
L'incredibile lunghezza dei tempi a Lecce
Il caso più clamoroso è quello di Lecce. La complessa vicenda dello scrutinio elettorale in Salento è andata verso un primo chiarimento, ma non si può parlare ancora di "risoluzione del caso", dal momento che il rischio ricorsi e riconteggi è dietro l'angolo. Tuttavia, Eligendo, il portale delle elezioni del Ministero dell’Interno, ha caricato i risultati di 101 delle 102 sezioni nelle quali hanno votato i leccesi. All'appello ne manca soltanto una, dopo le incongruenze verificatesi in 4 sezioni nella notte del 10 giugno. Adriana Poli Bortone (centrodestra) raggiunge 25.703 preferenze, ovvero il 49,87% dei voti validi: ovvero circa 70 unità sotto la soglia che le avrebbe garantito la vittoria diretta. Quasi impossibile che l'ultima sezione possa consegnarle la vittoria al primo turno. Le sue liste raccolgono 25.052 voti pari al 50,23% delle preferenze. Carlo Salvemini, sindaco uscente, è staccato di 3 punti percentuali dalla senatrice. 24.126 i voti che gli hanno attribuito i leccesi, il 46,81% delle preferenze. Le sue liste arrivano a 23.841 voti, il 47,80% delle schede scrutinate. Stando così le cose si va verso il ballottaggio con lo spettro della vituperata "anatra zoppa", dal momento che le liste collegate alla Poli Bortone avrebbero superato il 50% dei consensi. Poi si potrebbero aprire i contenzioni: ricorsi e riconteggio per verificare se a una lettura più attenta i numeri sono "leggermente" diversi, dove quell'avverbio significa veri e propri destini elettorali.
Il portale sbaglia ad assegnare i voti disgiunti a Campobasso
Non meno kafkiana la situazione a Campobasso. Qua Aldo De Benedittis era andato serenamente a dormire lunedì notte con la certezza che era stato scelto dai cittadini come nuovo sindaco del capoluogo del Molise; e invece il risveglio di qualche giorno dopo è stato piuttosto amaro. Un riconteggio dei voti delle elezioni comunali di sabato 8 e domenica 9 giugno ha stabilito che in questa città si andrà al ballottaggio. Per errore era già stato dato per eletto il candidato sindaco del centrodestra con il 52% dei consensi: Peccato che Eligendo non avesse però tenuto conto anche dei cosiddetti voti disgiunti, cioè quelli dati a un candidato al consiglio comunale che non rientrava nelle liste del candidato sindaco scelto. Dopo il nuovo scrutinio i consensi di De Benedittis sono così scesi al 48,3%, portandolo così sotto la soglia necessaria per trionfare al primo turno nei comuni con più di 15mila abitanti. L'ex assessore regionale sarà quindi costretto ad affrontare il ballottaggio, che si terrà il 23 e il 24 giugno contro Marialuisa Forte, dirigente scolastica sostenuta dal centrosinistra che ha ottenuto il 31,8 per cento dei voti. Campobasso è attualmente governato dal Movimento 5 Stelle, quando fu eletto nel 2019 Roberto Gravina, il quale però si dimise nel 2023 dopo essersi candidato alla presidenza della regione (perdendo ma venendo comunque eletto in consiglio regionale). A lui subentrò Paola Felice.
Comunali da brivido a Perugia e Rovigo
Suspence un po' più breve a Perugia, ma certamente anche qua c'è stata una forte palpitazione. Mercoledì mattina sono stati ufficializzati sul portale del ministero dell'Interno i risultati delle elezioni Comunali di Perugia, ma per qualche lunga ora Vittoria Ferdinandi, del centrosinistra, ha visto l'asticella del 50% potere essere concretamente superata, ma alla fine niente da fare: ha ottenuto il 49,01% dei voti contro il 48,29% del centrodestra rappresentato da Margherita Scoccia. Alla fine sono stati 598 i voti che le hanno divise, con il primo turno che è è stato polarizzato sulle due candidate sindaca. Ballottaggio arrivato per un soffio anche a Rovigo, con una procedura che anche qua è andata molto a rilento a causa di 600 schede contestate e terminata solo poche ore fa: nel conteggio finali spiccano infatti le 581 schede nulle, 283 schede bianche e 10 reclamate. Resta il fatto che, con la sinistra spaccata, Valeria Cittadin, sostenuta da Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega e Azione si è inchiodata 49.11% (12.117 voti).
Il sindaco uscente e dimissionario Edoardo Gaffeo, sostenuto dal Movimento 5 Stelle, ha ottenuto 6.933 voti pari al 28.09%. Palmiro Tosini del Pd, rimasto fuori corsa, contribuirà a far ribaltare il risultato tra dieci giorni?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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