Lega, Maroni: "Ho pieni poteri, Bossi non ne ha più"

Il neo segretario del Carrio assicura: "La presidenza di Bossi è solo un ruolo affettivo, è il riconoscimento concesso alla sua storia personale"

Nella Lega Nord qualcosa si muove. L'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, picchia i pugni sul tavolo e mette in chiaro cosa comporta la sua nomina a segretario federale del partito. Non vuole essere una sorta di capo dimezzato. Proprio per questo Maroni ha detto chiaramente ai delegati del congresso, prima che lo eleggessero, che avrebbe preteso pieni poteri, sia sulla linea politica sia sulla gestione del partito. "Mi hanno eletto...", ha ricordato il segretario del Carroccio in una intervista a Sette.

Riguardo le affermazioni rilasciate dall'ex segretario Umberto Bossi, convinto di avere ancora potere di comando e decisionale, l'ex titolare del Viminale ha provato a liquidare qualsiasi polemica interna al partito. "Non è così...", si è limitato a ribattere spiegando che "la presidenza di Bossi è un ruolo affettivo". Insomma, non ha alcun potere. "È il riconoscimento concesso alla sua storia personale", ha rimarcato Maroni. Sui cattivi risultati della Lega alle ultime amministrative, l'ex ministro dell'Interno ha escluso che possano essere causati dall’appoggio decennale all'ex premier Silvio Berlusconi. Piuttosto la colpa va ricercata negli scandali del partito. "I nostri militanti sanno che se per raggiungere il federalismo ti allei con qualcuno, qualche concessione la devi fare - ha spiegato il neo segretario federale - dopodichè fino alla vicenda dei soldi investiti da Belsito in Tanzania non abbiamo avuto problemi".

Sul futuro della Lega e la possibilità da parte del partito di lasciare Roma e non presentarsi più alle elezioni politiche nazionali Maroni non ha ancora una strategia chiara: "Conquistare l’egemonia delle regioni del Nord. Diventare come la Csu bavarese. Fatto questo, essere presenti a Roma diventa meno importante". Il segretario del Carroccio ha identificato la legge friulana (proporzionale, con una sola preferenza e il premio di maggioranza) il modello ideale di legge elettorale. Proprio oggi pomeriggio Berlusconi ha incontrato Maroni e Roberto Calderoli. Menù della riunione: la legge elettorale. Fonti parlamentari del Carroccio spiegano che l’intesa con il Pdl è vicina e che l’ex premier avrebbe "aperto" alla proposta del partito di via Bellerio. Era stato lo stesso Maroni a presentarla due giorni fa a Milano: premio di governabilità alla coalizione che supera il 45% dei voti a livello nazionale con uno sbarramento del 6% in almeno tre circoscrizioni a livello regionale.

Berlusconi è in ogni caso determinato a "sbarrare" la strada ad un possibile asse tra il Partito democratico e l'Udc di Pierferdinando casini. "Non ci facciamo imporre un sistema elettorale dalla sinistra che ha l’unico obiettivo di togliere di mezzo noi e voi", avrebbe sostenuto il Cavaliere con i leghisti.

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