Leggi ad personam? Solo per i politici

I politici sfasciano e aumentano il debito, ma invece di riformare le norme sulla stampa pensano ai fatti propri

Leggi ad personam? Solo per i politici

Speravo, ma non mi illudevo, che la nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa passasse in commissione al Senato. Hanno avuto ragione il mio pessimismo, la mia sfiducia nel farraginoso sistema italiano e negli uomini (e donne) incapaci di farlo funzionare. Individualmente, i politici sembrano animati da buona volontà, ma se ne metti 10 o 20 attorno a un tavolo affinché assumano una decisione, perdono la sinderesi e non combinano niente. Vanno in confusione, pasticciano. Non so se siano in buona o cattiva fede, ma il risultato non cambia: scelgono sempre di non scegliere, e tutto rimane fermo, immobile. Sono talmente concentrati sui problemi che alla fine trascurano le soluzioni.

In questo caso - che non è solo il caso Sallusti, ma il casino generato da norme obsolete e liberticide - bastava poco: adeguare il nostro codice penale a quello di altri Paesi civili, per esempio l'Inghilterra e gli Stati Uniti, accogliendo le disposizioni dell'Unione europea. Si trattava di riscrivere alcune righe, introducendo nel testo un concetto elementare: se un giornalista sbaglia, e lede l'onore di qualcuno, è obbligato a riparare pubblicando entro una settimana la rettifica, riservandole lo stesso spazio e lo stesso risalto dati all'articolo considerato offensivo. Questo allo scopo di ristabilire la verità. Va da sé che la persona offesa abbia poi diritto a un congruo risarcimento e che il giornalista cui si attribuisce l'errore debba pagare una multa, da quantificarsi.

Nulla di tutto ciò è stato fatto, nonostante vari politici mi avessero promesso che l'obbrobrio della galera sarebbe stato cancellato per chi, nell'esercizio della professione, incappa in un incidente. Nel nostro mestiere capita spesso di incorrere in qualche inconveniente, cui peraltro, nella forma che ho indicato, si può rimediare meglio con una smentita di rigore piuttosto che sbattendo in cella - a vantaggio di chi? - il reo.

La nuova legge era stata presentata da Vannino Chiti (Pd) e Maurizio Gasparri (Pdl), che ringrazio, e pareva fossero quasi tutti d'accordo in commissione per agevolarne l'approvazione. Mi sembrava strano, ma a un certo punto ci ho creduto. Invece è stata silurata. Perché? Vi risparmio i dettagli tecnici, che poi tecnici non sono: sarebbe più esatto chiamarli pretesti. Tra i quali, quello che ha pesato di più ai fini della bocciatura è il seguente: una legge ad personam per Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale in procinto di essere recluso, non è opportuna; è preferibile inviare il provvedimento in aula, aprire una bella discussione, perfezionarlo, limarlo, in maniera che nessuno possa sospettare che sia mirato a salvare un individuo anziché a riformare una regola inadatta ai tempi (democratici).

Il discorso non sta in piedi. Infatti la questione è vecchia quanto la Repubblica italiana, oltre 60 anni, e se ne dibatte da almeno 50. Non c'è un cane che non affermi di voler depenalizzare i reati d'opinione (contigui alla diffamazione). Parole, parole, soltanto parole. Al momento di agire, tra un distinguo e un altro, tutti zitti, svicolano, si nascondono, rimandano. Quindi? Zero. Zero anche ieri. Cosicché si procede come prima, con la galera per i giornalisti.
I politici fingono di ignorare che in questo Paese (pieno di ricchi che evadono e di poveri che versano troppo) non si muove foglia se non incombe un'emergenza. Guardate la riforma delle pensioni. È stata realizzata in due settimane dal governo tecnico, dopo che per lustri e lustri era rimasta in sospeso perché i partiti traccheggiavano, esattamente come avviene per la legge sulla diffamazione. Se non si è approfittato della vicenda Sallusti - che appunto segna un'emergenza - per cambiare la norma, temo che non cambierà mai. E la categoria degli scribi (specialmente quelli antipatici a lorsignori) sarà ancora sotto schiaffo chissà per quanto tempo ancora, e non oserà disturbare i manovratori - di destra e di sinistra - che odiano i giornalisti non allineati e coperti o, meglio, non alla moda.

La qualità dell'informazione, già bassa, scenderà a livelli infimi con tanti saluti alla libertà di pensiero, vanamente garantita dalla Costituzione. Questo ceto politico suscita sentimenti di tristezza e di disprezzo: ogni dì si segnalano furti, episodi di corruzione; non c'è amministrazione pubblica che non sprechi denaro. Deputati e senatori, sarà perché i meccanismi istituzionali sono inceppati, sarà perché molti parlamentari sono inetti e ossessionati dalla conservazione della poltrona, hanno contribuito ad aumentare il debito (causa del dramma nazionale), a massacrare il Paese a forza di tasse e di inadempienze sul piano della modernizzazione, ma non accennano a svegliarsi.

Litigano sulla legge elettorale, brigano per non uscire dal Palazzo, si occupano di tutto tranne che delle esigenze dei cittadini. E se Sallusti va in galera fanno spallucce, e ripetono, come un disco rotto, che non si fanno leggi ad personam. Come se ne avessero fatte poche per se stessi. Già. Ma, declinazioni a parte, c'è personam e personam.

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