Caro Giuseppe,
non si tratta di un caso di omonimia. Il signore che hai più volte visto e ascoltato attraverso lo schermo, ospite all'interno di talk-show in cui si dibatte di politica, è quel Carlo Rossella, uomo colto e fine, senza dubbio elegante, giornalista stimato di cui conservi il fedele ricordo. Considero Carlo un amico e lo apprezzo particolarmente, anche quando non siamo d'accordo. Non serve concordare per coltivare reciproco rispetto e anche reciproco affetto. Apprezzo altresì l'onestà di Carlo di affermare semplicemente ciò che pensa e ritengo, poiché siamo più o meno coetanei, che tale attitudine si sia raffinata e sia cresciuta con il trascorrere degli anni. Ecco la ragione per la quale egli mi piace più oggi rispetto a ieri, quantunque la sua visione non coincida sempre con la mia, essa rappresenta comunque uno stimolo, una occasione di riflessione, mi incuriosisce.
Talvolta quello che dichiariamo noi, uomini di esperienza, per non dire anziani, può non risultare gradito a chi ascolta, ma poco ci frega, noi lo dichiariamo comunque. Acquisire questo grado di libertà è una conquista, forse la migliore che ci riserva la vita, peccato soltanto che tale traguardo sia raggiunto dai più alquanto tardi. Ma meglio tardi che mai.
Non mi meraviglio per Rossella che critica il governo. Mi meraviglio di chi si meraviglia che egli lo faccia e con questo, caro Giuseppe, non intendo affatto offenderti. I lettori spesso si aspettano che noi diciamo ed esprimiamo determinati concetti e pareri e opinioni che stanno più nella loro testa che nella nostra. E se la prendono quasi se non esaudiamo tale aspettativa di coerenza. Quale coerenza? Coerenza rispetto a chi e a che cosa? Abbiamo forse un dettato a cui attenerci? Ciascuno di noi è tanto più coerente e onesto quanto più estrinseca i suoi pensieri senza tener conto di quello che si attendono gli altri.
Carlo lo fa. Ho trovato alcuni suoi giudizi nei confronti di Giorgia Meloni alquanto severi, troppo severi. Forse Carlo non ha avuto modo di soffermarsi e osservare bene l'operato della premier, la quale è la più grande democratica che io conosca e sono convinto anche che ella ne stia dando quotidianamente prova con i fatti. Definire fascista quello che attiene Meloni, suo governo incluso, equivale un po' all'essere forse superficiali, al farsi un pochino condizionare da uno stereotipo che la sinistra punta ad avvalorare, per indebolire gli avversari. Una miopia di Carlo che pure gli perdono. Egli bene ha fatto a dire la sua, lo ribadisco.
Condivido invece l'opinione di Rossella riguardo Silvio Berlusconi, entrambi abbiamo avuto la fortuna di lavorare con quest'uomo irripetibile, unico nel suo genere, brillante in qualsiasi attività intrapresa, generoso, autoironico, pieno di entusiasmo contagioso, l'editore che qualsiasi direttore o giornalista vorrebbe in quanto, sommo difensore della libertà di pensiero e parola, mai si è intromesso nel nostro operato, mai ha tentato di condizionarci, mai ha osato mancare di classe facendo valere o sottolineando il fatto che il padrone del giornale era lui. Eppure anche di lui, come di Meloni, si disse che era nient'altro che un fascista.
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