L'Idv a un passo dal funerale?

Rivolta nell'Idv contro il leader che aveva sancito la morte del partito. Donadi parla di "tradimento" e boccia l'asse con il comico genovese. Il partito a un passo dalla scissione

Beppe Grillo presidente del consiglio e Antonio Di Pietro al Quirinale? Un incubo che spaventa tutti. Dipietristi compresi. "Un'Italia del genere sarebbe come il Messico di Pancho Villa e Zapata", chiosa Massimo Donadi. E l'Italia dei Valori, travolta dagli scandali, indebolita dalla lottaper la leadership del centrosinistra e ferita dalle fazioni interne, si ritrova a un passo dalla sciossione. E dal crollo. Dopo aver incassato lo sponsor di Beppe Grillo per salire al Quirinale, Antonio Di Pietro prova a tenere in mano il timone. Ma le spinte per detronizzarlo sono già iniziate. "Il ticket tra Di Pietro e Grillo - sintetizza il leader del Pd Pier Luigi Bersani - non è utile al Paese".

"Non abbandonerò mai la nave Idv: rimarrò al suo comando fino alla fine, ovvero fino a quando non troveremo insieme una persona che lo farà con altrettanto amore e passione", ha spiegato ieri sera l'ex pm di Mani Pulite assicurando che "continuerà a lottare per le battaglie di legalità e democrazia". Nessuna intenzione di ammainare la bandiera, insomma. Eppure, all'interno del partito, c'è qualcuno che vorrebbe proprio questo. Cioè: togliere lo scettro al padre padrone, al fondatore. La batosta incassata in Sicilia fa ancora male. Troppo lontana la vittoria di Luigi De Magistris al Comune di Napoli. Vittoria, quest'ultima, che non può essere certo ascritta a Di Pietro che aveva spedito Giggino nel capoluogo partenopeo sperando in una "tranvata". Da allora a oggi, poi, è stata una lotta continua a tenere in piedi il patto di Vasto che, poi, è naufragato in nulla. Tanto che Di Pietro non solo ha perso l'asse con Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, ma ha anche fallito il tentato aggancio al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Poi gli scandali, le inchieste, le dimissioni della vicepresidente della Regione Liguria Marylin Fusco e la gestione a dir poco ballerina dei fondi di partito in Regione Lazio. All'orizzonte, c'è aria di cambiamento. Lo stesso Di Pietro fa sapere che, in occasione del Congresso, verrà sicuramente anche il suo nome dal simbolo. "Questo - ha assicurato Di Pietro - solo perché, una volta eliminate le mele marce e i tanti 'mosconi verdi' che erano saliti sul nostro carro, saremo tutti in grado di camminare a testa alta senza più il pericolo di coltellate alle spalle".

Eppure c'è già chi parla di "funerale". L'inchiesta di Report ha aperto la ferita, l'intervista al Fatto Quotidiano non ha fatto altro che peggiorare la situazione, adesso le spinte interne stanno dando il colpo di grazia. Francesco "Pancho" Pardi alla Zanzara avverte: "Mi sembra ora di cambiare leader del partito. Dopo le elezioni del 2013 probabilmente ci sarà un cambio e forse prima ci saranno altre sorprese". Massimo Donadi, capogruppo alla Camera e a lungo braccio destro di Tonino, affonda: "Stabiliremo se l'Idv morta come vuol far credere Di Pietro o se non è Di Pietro che cerca di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai suoi problemi". Una valanga che Di Pietro non riesce proprio ad arginare. Donadi non si fa problemi a parlare di tradimento, a pragonare l'ex magistrato a Silvio Berlusconi e a invitarlo a fare un passo indietro: "Con noi parlava di rilancio del partito, poi va al Fatto e dichiara sciolto il partito".

Non è solo la base dipietrista ad essere in rivolta. Anche il Partito democratico guarda con terrore un possibile ticket tra Di Pietro e Grillo. L'assist lanciato dal comico genovese ha letteralemente spiazzato il centrosinistra.

"Non lo so se sia vero che Di Pietro ha preso questa direzione, ognuno va dove lo porta il cuore", ha commentato Bersani convinto del fatto che l'asse tra i due non sia utile, "né come modello democratico né come direzione di marcia, per un Paese che è in crisi".

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