"Linciato da innocente. Un incubo lungo 3 anni basta con questa gogna"

Il governatore prosciolto da ogni accusa «La riforma della giustizia? Irrinunciabile»

"Linciato da innocente. Un incubo lungo 3 anni basta con questa gogna"
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«Un linciaggio, sì». «Un incubo soprattutto per i miei familiari». Dopo anni di accuse e insulti, dopo una campagna di demonizzazione feroce, ecco la verità sul Covid: Attilio Fontana è stato prosciolto da tutto. Lo avevano chiamato «assassino», e non erano solo le scritte sui muri di qualche estremista. Media e politici di sinistra alimentavano quel clima. Il direttore del Fatto Marco Travaglio scrisse: «Come governatore non è un granché ma come serial killer non è male». Poi definì «dementi» il governatore e il suo assessore, Giulio Gallera. Ebbene, Fontana non aveva colpe. E se politicamente i lombardi avevano già detto la loro confermandolo governatore, con l’archiviazione di lunedì sulla Zona rossa in Val Seriana, niente gli può essere addebitato neanche dal punto di vista penale.

Presidente, come si sente dopo questo verdetto?
«Più sereno. Non è stata solo disposta l’archiviazione, le motivazioni entrano nel merito. Si stabilisce in modo inequivocabile che non era mia competenza intervenire, si ribadisce la bontà dei nostri comportamenti».

L’ordinanza spiega come l’ipotesi accusatoria, non supportata «neppure dalla consulenza Crisanti», «si riduce a nulla più che a una congettura».
«Congetture senza prove. E non esiste che si cerchi di imbastire processi su congetture. Dice anche che Crisanti avrebbe dovuto attenersi un po’ più alla scienza».

Si ricorda che la situazione epidemiologica era nuova, eccezionale, e le indicazioni fluide e mutevoli.
«Quando sono stato sentito, ho ribadito che esistevano valutazioni contraddittorie e spinte ad allentare. Vogliamo ricordare sindaci e politici che invitavano a non fermarsi con aperitivi e cene? In tv rischiai di fare la figura dello sciocco che si preoccupava senza ragione. Mi dissero: «Giusto essere cauti ma non c’è rischio». Chiedemmo la quarantena per chi tornava dalla Cina. E ci chiamarono razzisti. Quando misi la mascherina mi derisero».

La Lombardia voleva restrizioni.
«Il 28 febbraio chiesi il mantenimento delle misure, e chiesi che ne venissero aggiunte altre, sui centri commerciali. Il mio timore era che togliessero restrizioni vigenti».

Il tribunale è entrato nel merito accertando la bontà delle nostre condotte Il tritacarne Su dieci persone, sette non sanno come finiscono le vicende giudiziarie Ma foste accusati di non averle disposte. È stato un linciaggio.
«Credo di sì. Non dimentichiamo le scritte «Fontana assassino», ciò che è stato detto e scritto, e i sit-in».

E non furono solo pochi estremisti. Nella sinistra ufficiale, qualcuno contribuì a quel clima.
«È il limite maggiore di quella parte politica. La politica la si deve fare con le idee, invece prevale il discredito, il desiderio di infangare. I risultati stanno andando in direzione opposta».

Come ripensa a quegli anni? È stato rieletto, questo basta?
«Dimostra che, al di là di quel che dicono certi maître à penser, la gente usa il cervello. I lombardi hanno compreso che ho fatto quello che gli strumenti a disposizione mi consentivano. Sono stati anni difficilissimi per me e per la mia famiglia. La cosa che mi resterà dentro è che i miei figli li hanno vissuto in modo drammatico».

È stato un incubo?
«Per la mia famiglia sì. Si parla tanto di valori. Chi invoca diritti e umanità dovrebbe farsi qualche domanda, ma forse l’odio acceca».

Lei è un avvocato. Alla luce di tutto ciò, cosa ne pensa della riforma della giustizia?
«Penso che sia fondamentale, irrinunciabile. La prima grave violazione è che arrivino veline su atti coperti da segreto senza che succeda niente. Ormai è assodato. La magistratura deve essere indipendente ma ci sono queste distorsioni. Eppure il garantismo è nella Costituzione».

Gli indagati sono messi alla berlina, e poi quasi nessuno sa come vanno a finire i processi.


«Guardi, la mia esperienza è che su 100 una trentina lo sa, ma per tutta la vita gli altri 70 penseranno che sono l’uomo dei camici o che ha creato casino sul Covid. Anche perché tante volte siamo stati messi in prime pagina per queste cose, ma la notizia dell’esito di quelle vicende, in pochi l’hanno messa in prima».

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