L'Italia è diventata campione di masochismo

Ci stiamo abituando a camminare tra le rovine di un'economia che fu florida. L'unica cosa che avanza è il deserto

L'Italia è diventata campione di masochismo

La Grecia è riuscita per un pelo a restare agganciata all'euro, convinta che fosse l'unica ciambella di salvataggio. Bell'affare. Oggi in quel Paese un cittadino su due affoga nella miseria: chi ce la fa a procurarsi un pasto al dì si considera fortunato e benedice la Provvidenza. Per completezza di informazione, qualcuno muore di freddo: l'energia costa troppo. La moneta forte fa comodo ai forti, come la Germania (per citare un colosso), e indebolisce i deboli, impossibilitati a reggere la concorrenza. Ecco la situazione - pressoché ignorata dalla stampa - dei nostri cugini ellenici. Di questo passo, presto ci avvicineremo a loro.

All'inizio della grande crisi abbiamo preso alcuni scivoloni; adesso, grazie alla politica professorale di Mario Monti, stiamo precipitando a valle e andremo a sbattere la testa. Lo spintone decisivo ce lo stiamo dando da soli, per mano di varie autorità, inclusa quella giudiziaria che agisce in buona fede con risultati pessimi. Mentre le cose procedevano a ritroso da tempo, mesi fa abbiamo scoperto che l'Ilva inquinava e uccideva, per cui ci siamo affrettati a criminalizzarla e, in pratica, a smantellarla. Cosicché ci siamo privati dell'acciaio, del quale eravamo secondi produttori in Europa. Brillante operazione.

D'altronde, si era detto: meglio morire di fame che di cancro. Poi però si è fatta una sorprendente verifica: crepa di tumore più gente a Lecce, dove c'è tanto barocco e punto acciaio, che a Taranto, dove c'era tanto acciaio e punto barocco. Non importa. L'Ilva era il diavolo e noi lo abbiamo esorcizzato. Un colpo da maestri. Chi lo ha sferrato? I sacerdoti dell'ecologismo ideologico. Adesso abbiamo meno posti di lavoro, siamo senza acciaio, ma il cancro continua a mietere vittime fra i pugliesi.
Non avevamo ancora assorbito la botta quando ne è arrivata una seconda, ancora più violenta. Finmeccanica avrebbe - ha - versato una tangentona milionaria all'India per ottenere una commessa del valore di 750 milioni di dollari: fornitura di elicotteri, nostra specialità. Non l'avesse mai fatto: avanti con l'inchiesta giudiziaria, avanti con le incriminazioni, ed è arrivato anche un arresto. Da notare che i dirigenti dell'aziendona non hanno intascato la tangente, ma l'hanno pagata. Scopo: incrementare l'attività della fabbrica, nutrire l'economia patria. Quindi, combattere la crisi. Sbagliato. Secondo la legge avrebbero fatto meglio a risparmiare il denaro speso per ungere le ruote indiane, rinunciando così alla commessa.

Suvvia, ragazzi, imparate a gestire il business, siate bravi e onesti: nessuno vi indagherà perché vi siete lasciati scappare una montagna di quattrini destinati all'Italia. Sia come sia, dopo aver gettato nella spazzatura l'acciaio, ora ci buttiamo anche l'alta tecnologia. Finmeccanica va in malora? Chissenefrega. Conta salvare la moralità.
Si dà il caso che l'India, essendo piena di indiani, non ci saldi le fatture in sospeso: arrangiatevi, dice. Intanto i francesi, che del moralismo se ne impipano, ci hanno soffiato l'appalto. Ovvio, non sono mica scemi. Hanno sborsato mazzette al posto nostro? Non verranno certo a dirlo a noi. Sottolineiamo che proprio lo scorso anno l'Italia ha commemorato Enrico Mattei, fondatore dell'Eni (talmente bravo da aver contrastato le famose Sette Sorelle col proprio cane a sei zampe) e tra i principali protagonisti del boom economico anni Cinquanta. Secondo voi, cari lettori, come si sarà procacciato numerosi affari petroliferi in giro per il mondo, Medioriente in particolare? Come avrà persuaso gli sceicchi a mollargli l'oro nero? Distribuendo caramelle, cioccolatini autarchici, gingilli di vetro? Provate a immaginare. Ebbene, Mattei è un eroe celebrato, i dirigenti di Finmeccanica sarebbero fottutissimi delinquenti. In galera.

Nell'arte sovrana di distruggere qualsiasi fonte di ricchezza siamo impareggiabili. Avete presente le centinaia di migliaia di imprese a conduzione familiare, che costituiscono la colonna vertebrale del nostro Paese, le cosiddette partite Iva? A furia di dipingere i titolari come un esercito di evasori fiscali, siamo stati capaci di annientarne in quantità impressionante. Piccolo imprenditore, artigiano, commerciante: tutti ladri. I progressisti li guardano storto. La Guardia di finanza li sottopone a severi controlli, Equitalia li dissangua e loro chiudono per disperazione o se ne vanno in terra straniera, accolti a braccia aperte.
Il tessuto economico si sta sfilacciando. Addosso all'iniziativa privata, disprezzata anche dalle banche intente a bruciare soldi con la finanza predatoria, derivati e porcherie del genere. Rimangono in piedi giusto la moda e Federlegno. Ma con calma le care istituzioni democratiche e antifasciste saranno in grado di demolire l'una e l'altra. Questione di un attimo di pazienza e partirà la mannaia.

Il made in Italy, che negli anni Ottanta ci fece decollare a livello internazionale, sta già sulle scatole a molti. Dicono che sia fuffa, roba per gentarella che si pasce di bischerate. Milano da bere qui fa orrore, di modo che ce l'hanno bevuta altri: Parigi, Londra, New York. La prossima settimana della moda è attesa come una seccatura, perché crea un traffico stradale insopportabile. L'amministrazione comunale, la Regione e lo Stato la boicottano? Peggio. La snobbano. Basti pensare che gli enti pubblici per fingere di sostenerla hanno organizzato un evento storico: spettacolo di marionette. Capirete che attrazione.

Anziché spingere i pochi settori che resistono alla crisi, i politici osservano le sfilate, il lusso e l'eleganza con disgusto. Una forma di lento suicidio. Ci stiamo abituando a camminare tra le rovine di un'economia che fu florida. Alcuni giorni fa gli edili sono scesi in Piazza Affari per una manifestazione di protesta: nessuno se li è filati. L'edilizia non tira più. Rassegniamoci, e sorridiamo all'Imu.
L'unica cosa che avanza è il deserto. Difatti perfino l'agricoltura è sottovalutata, il turismo trascurato.

Monti è a caccia di voti; ha toccato la politica e ne è rimasto infettato. Pier Luigi Bersani ipotizza di rilanciare il lavoro ristrutturando scuole e ospedali. Se queste sono le ricette per guarire il malato, meglio l'eutanasia.

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