L'ombra di Visco sull'Economia: così vuol riprendersi il ministero

Negli ultimi tre governi è riuscito a piazzare molti suoi uomini nei principali snodi di potere. E un suo fedelissimo guiderà l'Ufficio parlamentare di bilancio

L'ombra di Visco sull'Economia: così vuol riprendersi il ministero

Ha scelto da tempo il ruolo di kingmaker, lasciando da parte la carriera politica in senso classico e ha avuto fortuna, visto che, nell'arco degli ultimi tre governi, ha piazzato i suoi uomini nei principali snodi del potere pubblico. Dietro le quinte da quando - già ai tempi di Prodi - la sua sinistra decise che non era il caso di farlo giocare in prima linea, vista l'immagine di tassatore senza pietà che si era fatto. Se non sulla cresta dell'onda, sempre a galla, anche dopo colpi di immagine che avrebbero schiantato chiunque. Basti ricordare i veneti definiti «consustanziali» all'evasione o la pubblicazione sul sito internet del ministero dell'Economia di tutte le dichiarazioni dei redditi degli italiani. Eternamente vivo, grazie ai suoi uomini. La novità di questi giorni è che anche il premier Matteo Renzi ha fatto una scelta di campo inequivocabile e ha ceduto al fascino dei Visco boys.
Il fisco nelle mani di Orlandi Scelta come direttore delle Agenzia delle Entrate dal governo con l'ultimo consiglio dei ministri. Preferita al vice di Attilio Befera, Marco Di Capua che all'inizio era considerato il successore naturale. «Visco girl», non perché direttamente collaboratrice del ministro Pd, ma tramite Massimo Romano, ex direttore dell'Agenzia delle Entrate, grande sponsor della sua candidatura. Fedelissimo dell'ex ministro. Poco prima della sua nomina Visco aveva detto: «Un governo di destra ha organizzato l'amministrazione finanziaria più repressiva, non a caso ci sono tutti questi ufficiali della Guardia della Finanza nell'amministrazione». Frase che sembra oscura, ma che gli insider hanno subito letto come il via libera definitivo a Orlandi.

Vieri Ceriani, l'uomo Irap Era sottosegretario con il governo di Mario Monti e ora è consigliere per il fisco del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Ha lavorato anche con il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Principale regista dell'Imu versione Mario Monti e poi ispiratore, nell'esecutivo Letta, della patrimoniale mascherata, che è il complesso di nuove tasse sul mattone, Tasi, Tari e Imu. Visco boy doc, da molto prima. Per la precisione dal '97 quando, nel governo Prodi, fu una delle menti della riforma fiscale che portò alla creazione dell'Irap e della dual income tax (Dit e Super Dit, poi abolite da Giulio Tremonti). Cioè di un regime fiscale che premia le grandi aziende e penalizza le piccole, gli artigiani e i commercianti. Visco pensiero, doc.

Franco Gallo, dietro le quinte Figura più defilata allo stato attuale. Già presidente della Corte Costituzionale, è stato un ministro «tecnico» del governo Ciampi, subito dopo un breve mandato dello stesso Visco. Durante il suo incarico al ministero furono varati gli studi di settore. Ora - anche se le informazioni ufficiali scarseggiano - è a capo di una commissione tecnica interna al ministero dell'Economia che sta studiando l'attuazione di un capitolo della delega fiscale (l'abuso del diritto, quindi l'aspetto sanzionatorio).
De Vincenti, non solo fisco Saldamente al potere da tre governi. Claudio De Vincenti è stato sottosegretario allo Sviluppo con Monti e Letta, viceministro nello stesso dicastero con Renzi. Non sarebbe stato possibile se non fosse stato un fedelissimo di Visco.

Il giudice dei conti pubblici. La grande novità dei prossimi anni sarà l'Ufficio parlamentare di bilancio. Organismo di controllo dei conti, voluto dall'Ue, destinato a diventare potente quanto la Ragioneria dello Stato.

Renzi l'ha messo in mano a economisti considerati vicini alla sinistra. A partire dal presidente, Giuseppe Pisauro, rettore della Scuola superiore di economia finanza. Anche lui collaboratore dell'ex ministro Vincenzo Visco.

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