Louis Vuitton si veste di nero per dire addio al suo principe

Louis Vuitton si veste di nero per dire addio al suo principe

Parigi«Chi può sapere se è la mia ultima sfilata per Vuitton?» risponde Marc Jacobs alle domande nel backstage. Sono le 10,20 del mattino, alle 9,30 siamo entrati in un gigantesco tendone fuori rosa e dentro nero con tutte le scenografie delle vecchie sfilate (la giostra, un'immensa fontana, le scale mobili, gli ascensori, la stazione ferroviaria e il grand hotel) tinte nello stesso funereo colore. Anche le 40 modelle sono vestite di nero dalla testa ai piedi, con mastodontiche corone di penne di pavone tra i capelli e al massimo un paio di jeans azzurri sotto alle stupende tuniche vittoriane in velo con gli stessi ricami di jais che compaiono sui molti blouson noir in nappa e piume di gallo cedrone. Come se questo non bastasse alle 9,59, quando inizia lo show come sempre in anticipo, suona la campana a morto e su questa «allegrissima» colonna sonora esce una ragazza nuda con la pelle coperta dagli iconici graffiti di Stephen Sprouse che Jacobs utilizzò all'inizio della sua esaltante avventura da Vuitton. Più chiaro di così il messaggio non potrebbe essere. In compenso arriva Bernard Arnault, padre-padrone del Gruppo LVMH oltre che socio per un terzo della griffe eponima dello stilista americano, quella per cui ufficialmente ha lasciato la direzione creativa del marchio francese dopo 16 anni di successi. Nella sala piena all'inverosimile cala un silenzio surreale mentre l'uomo più ricco di Francia si china ad abbracciare l'ex ragazzo ebreo con pochi soldi e così tanto talento da diventare a sua volta ricco sfondato. Il primo sorride come il gatto del Cheshire che lascia il suo sorriso nell'aria, l'altro scoppia a piangere. Sembra che il contratto non sia stato rinnovato per le richieste troppo esose di Marc. In molti insinuano che Arnault non vedesse l'ora di assumere al suo posto Nicolas Guesquière, disoccupato di lusso dopo il brusco addio da Balenciaga un anno fa e ora in causa con il Gruppo Kering per aver violato il patto di riservatezza. L'udienza sarà il prossimo 15 ottobre con una richiesta di danni da 7 milioni di euro. Proprio per questo si dice che ci sarà un interregno con Julie de Libran, 41enne nobildonna francese finora braccio destro di Marc Jacobs da Vuitton, al posto del suo capo.
Sia quel che sia al popolo della moda non piace questo ennesimo divorzio, la sola cosa divertente è stato il solito scambio di persona tra Franca Sozzani e sua sorella Carla erroneamente citata tra le 34 donne che avrebbero ispirato la collezione. «Marc è molto bravo, qualunque cosa andrà a fare la farà bene» dichiara infatti Miuccia Prada a margine della sfilata Miu Miu. Anche lei è tra le muse del collega americano, ma pure di se stessa per questa collezione che nella prima parte ricorda un po' troppo le prime sfilate di Prada degli anni Ottanta. I piccoli tailleur in crespo di lana double color glicine come i cappottini con l'alta martingala sulla schiena, ci sono così familiari perché li possediamo da 25 anni e purtroppo non ci entriamo più. Troviamo invece stupendi i vestiti da sera con le frange di cristallo che Lady Prada definisce «da sciantosa» dedicandoli a Cher: «Il simbolo di tutte le ragazze che per andare in discoteca si coprono di lustrini». La donna Vionnet si veste invece con una camicia maschile celeste sapientemente trasformata in femminilissimi modelli da giorno e da sera.

Poi c'è la T-shirt usata anche come base di una stupenda plissettatura e fodera di un delizioso visone depilato per l'estate. Insomma Goga Askenazi non è più solo la miliardaria del Kazakistan che si è comprata Vionnet, ma una che fa funzionare il brand.

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