L'Udc è sotto choc: Monti ripensa il "centrino" senza Casini

In casa Udc è già partito il processo a Casini: la strategia del leader è definita schizofrenica. Occhi puntati sulle prossime mosse di Monti che vuole andare avanti con Scelta Civica

Il comizio di Pier Ferdinando Casini che chiude la campagna elettorale dell'Udc
Il comizio di Pier Ferdinando Casini che chiude la campagna elettorale dell'Udc

"È chiaro che la scelta di non fare una lista unica dappertutto ci ha penalizzato, ha fatto sbandare il partito". Rocco Buttiglione è solo uno dei tanti esponenti dell’Udc delusi dal risultato delle urne. Ieri Pier Ferdinando Casini ha ammesso la sconfitta, oggi dietro le quinte i dirigenti del partito di via Due Macelli stilano un primo bilancio.

"Serve un governo di larga coalizione che duri cinque anni, ma noi dobbiamo porci degli interrogativi - spiega ancora Buttiglione - è chiaro che o diamo vita ad un partito insieme a Monti oppure Casini dovrà dichiarare che la sua linea è stata fallimentare". Commenti simili anche da altri big. "Siamo riusciti a distruggere un partito con scelte dissennate", viene osservato. Stesso malumore nelle fila di Fli con Gianfranco Fini che resta addirittura fuori dal parlamento. Il presidente della Camera si prenderà un periodo di riposo, fonderà un’area culturale e già promette battaglia per non lasciare la destra nelle mani di Silvio Berlusconi.

Per l’Udc si apre un altro scenario. E molto dipenderà dalle scelte di Mario Monti, Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, Andrea Olivero e Lorenzo Dellai. I promotori della lista "Scelta civica" si riuniranno domani per decidere i futuri passi per strutturare il nuovo partito. Ieri, in conferenza stampa, il Professore ha parlato di una realtà che dovrà diventare, di qui in avanti, "più strutturata". Stando a quanto si apprende, il progetto è quello di un maggior radicamento sul territorio che garantisca un maggiore collegamento con la base. Ma all’interno del centrino è anche in corso una riflessione, senza sconti, sulle ragioni di un risultato al di sotto delle aspettative: un’autocritica sul modo in cui è stata gestita l’immagine del premier uscente, sovraesposta al punto da essere "snaturata". A guidare il movimento dovrebbe essere Riccardi. Per il momento non sembra esserci alcuna intenzione di allargare il movimento ai centristi. Ovvero, sì a gruppi parlamentari unici, ma non si andreabbe oltre.

Il giorno dopo la sconfitta, in casa Udc è già partito il processo a Casini, sul banco degli imputati per una strategia che in molti a via Due Macelli oggi definiscono "schizofrenica". "Ha abbondonato le truppe a Montecitorio per giocarsi la partita della presidenza della Camera", è una delle critiche che viene riferita. "Perché - si domandano le stesse fonti - presentarsi come il campione del montismo e poi condurre una campagna elettorale isolata e, in alcuni momenti, ostile a quella del Professore?". Il risultato è che in pochi, tra gli appartenenti allo stato maggiore centrista, hanno guadagnato un posto alle Camere. Sono rimasti fuori nomi apprezzati sul territorio, come Amedeo Ciccanti, e veri e propri "motori" del partito come Roberto Rao. Gli eletti sono finora otto: alla Camera entrano il segretario del partito Lorenzo Cesa, il presidente Rocco Buttiglione, il ministro delle politiche agricole Antonio Catania, l’ex capogruppo al Senato Gianpiero D’Alia. Eletto nella circoscrizione estero Sudamerica Riccardo Merlo, responsabile italiani all’estero dell’Udc. A questi devono aggiungersi gli incerti. Ne entrarà uno tra Roberto Occhiuto e Angelo Cera; uno tra Ferdinando Adornato e Giovanni Pistorio; uno tra Giuseppe De Mita e Stefano Valdegamberi. Al Senato, poi, il bottino è ancora più magro, con il solo De Poli e lo stesso Casini a figurare tra gli eletti.

La leadership di Casini, al momento, non è in discussione. Semmai si ragiona sulle scelte fatte fin qui. Un esponente del partito per esempio sottolinea, da una parte, che presentarsi con tre liste alla Camera ha permesso di raggiungere la soglia del 10%, con quella sorta di travaso ematico verso "Scelta Civica" evocata dallo stesso Casini. A questo però, aggiungono le stesse fonti, non è seguita una campagna elettorale all’altezza: siamo scomparsi per due mesi, si lamentano in via Due Macelli; è stato un harakiri, aggiunge un esponente chiedendo di rimanere anonimo. "Io avrei molte recriminazioni da fare - ha spiega to Angelo Cera - non le faccio per un sentimento cristiano: se fossimo andati da soli non avremmo avuto nessuna difficoltà. Purtroppo hanno scelto altri: di sicuro Casini non è usurato, ma probabilmente era consigliato male. Per fortuna un pò di consigliori sono stati puniti passando sotto la mannaia dell’elettorato".

Ora, la priorità è rivitalizzare il partito, fermo a un 1,8% che rappresenta il punto più basso della sua storia: "Il segretario Lorenzo Cesa si è speso con tutte le sue forze per cercare di galvanizzare la base. Il problema non è mettere sotto accusa questo o l’altro, perchè abbiamo fatto tutti errori e chi sentiva il bisogno di ribellarsi, doveva farlo prima".

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