Il M5s appoggia Orlando. Quando si disprezzavano a colpi di insulti e offese

Il dem: "Scimmiottano la destra". E Grillo: "Manichino senza dignità"

Il M5s appoggia Orlando. Quando si disprezzavano a colpi di insulti e offese
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Sgombrate il campo dal passato, adesso conta solo il campo largo, soprattutto in Liguria, dove l'appoggio del M5S alla candidatura del dem Andrea Orlando alla presidenza della Regione ha spazzato via ogni traccia di quello che i due attori in questione pensavano l'uno dell'altro. È la politica, bellezza, quel magico bianchetto che trasforma il rancore in sostegno, l'idiosincrasia in affinità, le faide in alleanze. Eppure c'era un tempo in cui il dem Orlando si guardava bene dall'accostarsi ai pentastellati urlando ai quattro venti che il M5s è uno dei suoi principali nemici, che no, un accordo col M5S sarebbe una cosa impossibile, che Grillo disprezza la nostra Carta e le nostre istituzioni. «A me interessa riprendermi i voti di quelli di sinistra che hanno votato M5s, perché non tutti i suoi elettori credono alle scie chimiche, ma lo hanno votato per protesta», sentenziava nell'aprile 2017 a Porta a Porta entrando poi ancor di più nel merito. E indicando tre punti che marcavano nettamente le distanze: «Innanzitutto la concezione della democrazia diretta, che abbiamo visto che si traduce nel fatto che decide il capo, e questo è contro la Costituzione». Poi «un'idea di Europa inaccettabile» e infine il fatto di cercare, soprattutto in tema di immigrazione, «i voti della destra».

Passano gli anni ma la considerazione restava immutata. Nel settembre 2020 Orlando tuonava: «Sono rimasto sorpreso da come i 5Stelle si sono presentati alle elezioni regionali perché lo hanno fatto senza un progetto politico. Non possono andare avanti all'infinito con l'antipolitica». Critiche non lesinate nemmeno a Giuseppe Conte sul quale, in una intervista al Foglio del 2023, affermava: «La retorica del leader grillino sull'accoglienza e la povertà è da propaganda elettorale, ma alimenta una guerra tra ultimi e penultimi che finisce col fare il gioco della destra». Insomma, il M5S «scimmiotta la destra sovranista sperando di ricavarne qualcosa in termini di consenso».

Anche sul fronte pentastellato la considerazione di Orlando non è mai stata molto positiva, anzi. In un post pubblicato sul suo blog, Grillo nel 2014 titolava: «Ministro senza dignità». Erano i tempi del dibattito sulla riforma della giustizia e il comico genovese (a proposito, avendo la residenza in Liguria, Grillo voterà Orlando?) ci teneva a precisare: «Sedersi al tavolo con il manichino Orlando vorrebbe dire riconoscerne la dignità, ma lui l'ha persa nel momento in cui ha scelto di negoziare la giustizia con un condannato in via definitiva per truffa fiscale». Il riferimento, ca va sans dire, era Silvio Berlusconi. Qualche anno dopo la solfa restava immutata. «Orlando è sempre più un ministro dell'illegalità, che non vuole toccare la corruzione e porta il sistema carcerario al collasso», tuonava il M5S.

Che poi lo metteva pure all'indice tra i parlamentari che oltre a non tagliarsi lo stipendio erano morosi col Pd. «Senza vergogna», era il commento a corredo. Adesso le nozze sono combinate e la vergogna non è un sentimento che alberga tra gli sposi dotati di bianchetto magico.

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