Quella Lgbt è la minoranza chiassosa del Paese. Quella che, nonostante la percentuale da prefisso telefonico, riesce a influenzare e dirigere il dibattito politico. Per una questione di diritti, si intende, che vengono quotidianamente negati. Per due anni (quelli in cui l'Italia era alle prese col Covid e dunque le priorità del Paese sarebbero dovute essere altre) siamo stati bombardati dal dibattito sul ddl Zan. Ogni giorno, infatti, qualche giornalone di sinistra ci raccontava storie terrificanti di violenze compiute nel nostro Paese ai danni della minoranza Lgbt. Scesero in campo poi tutti i maître à penser della sinistra: Fedez, Arisa (recentemente massacrata da gruppi e gruppuscoli pro gay per una frase innocua su Giorgia Meloni) e Michela Murgia, solo per citarne alcuni. Alla prova dei voti, però, il ddl venne affondato da quella stessa sinistra che, per mesi, lo aveva sostenuto. Anche i progressisti (o almeno una parte di essi) si erano infatti resi conto che, in questo modo, più che difendere la comunità Lgbt si puntava a tappare la bocca a chi si ostinava a dire qualcosa di contrario al mantra omosessuale.
Ora, invece, il dibattito è incentrato sulla maternità surrogata e i diritti dei figli delle coppie Lgbt. Ieri, per esempio, la procura di Padova ha impugnato i 33 atti di nascita dei figli nati da famiglie omogenitoriali. La motivazione? Banale e scontata. Naturale, nel senso più genuino del termine: "Un bambino non può avere due mamme". Repubblica, ovviamente, parla di "decisione choc" in quanto "cancella la mamma non biologica dallo stato di famiglia". Ora, parliamoci chiaro. Se un figlio nasce in una coppia di due donne è evidente che il seme arrivi da qualche altra parte e che, dunque, il padre sia un altro (che il bambino, tra l'altro, non conoscerà mai). La sinistra se la prende ovviamente con il governo, colpevole di fregarsene dei diritti di questi bimbi. In realtà, se si avesse ancora un po' di buonsenso in zucca, si continuerebbe a ragionare come la natura ha sempre fatto da quando uomo e donna hanno messo piede sulla terra. Si dovrebbe dire, perché non si può fare altrimenti, che certamenti le coppie gay possono far nascere i propri figli grazie ad altre persone prese in affitto ma che i genitori veri, ovvero quelli biologici, saranno sempre altri. E che per i figli (e questo significa davvero prendersi cura dei più piccoli) questo fatto rappresenterà sempre una ferita.
Oggi i giornali insistono molto sulla bambina di sei anni che, dopo la decisione della procura di Padova, si vede togliere una delle due mamme. Ma nessuno si chiede se, pur con tutto l'amore che quelle donne possono dare alla piccola, non le manca qualcosa. Se non le manca una figura paterna in casa (e sì: uomini e donne hanno funzioni diverse nell'educazione) e se è davvero felice. Se non desidera conoscere quell'uomo grazie al quale è potuta nascere. "Questi bambini rimarranno orfani di una madre per decreto", ha detto Alessandro Zan non appena è uscita la notizia. Ma quei figli sono già orfani. Di un padre, se nati in una coppia di donne. Di una madre, se invece cresciuti da due padri. In ogni caso mancanti di qualcosa. Orfani. Perché padre e madre sono diversi. Non sono genitore A e B, come in Francia. O genitore 1 e 2, come in Italia. Scrive Claudio Risé ne Il maschio selvatico 2. La forza vitale dell'istinto maschile che il cambio dei sostantivi padre e madre con altri più generici ha lo scopo di "fondare una nuova civiltà. In essa le figure del padre e della madre, con tutti i rispettivi contenuti fisici, affettivi, simbolici, vengono appunto 'neutralizzate', rese neutre, e sostituite con due lettere dell'alfabeto come caselle qualsiasi, ai fini della gestione burocratica dello Stato. La quale d'ora in poi non riconosce individui con la loro specifica identità, anche sessuale, di persona umana, ma lettere/segni identificativi, funzionali al controllo degli individui stessi e alla gestione del potere politico/amminstrativo". Non più individui, dunque. Non più esseri. Ma generiche persone.
In definitiva, anche meno importanti e meno libere. E, soprattutto, più egoiste. Che pur di soddisfare il proprio desiderio di diventare genitori, sono disposte a strappare quello vero (si tratti di un padre o di una madre) a quegli stessi figli che dicono di amare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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