Minacce e violenze dai collettivi rossi. E la sinistra tace

Pd e 5S attaccano il governo sulla rissa studentesca di Firenze. "Non dicono nulla...". Ma nelle stesse ore i progressisti tacciono sulle minacce dei collettivi di sinistra: un vizio non certo nuovo

Minacce e violenze dai collettivi rossi. E la sinistra tace

La sinistra s'è lanciata nella rissa, sperando forse di ammaccare il governo a suon di polemiche. Con il passare delle ore, la discussione sulla scazzottata studentesca di Firenze è stata infatti trascinata dai progressisti sul terreno dello scontro tra partiti. E meno male che le ideologie andavano tenute fuori dalla mischia. Dalle opposizioni si è alzato così un coro unanime di contestazioni al governo, reo - a giudizio di Pd e Cinque Stelle - di non aver condannato con fermezza l'aggressione "squadrista" del liceo Michelangiolo. Guai peraltro a mettere in dubbio quella narrazione e a spiegare che anche i collettivi rossi avevano contribuito ad accendere la miccia delle tensioni.

Pestaggio a Firenze, sinistra contro il governo

"Il governo non ha detto nulla sull'aggressione neofascista contro gli studenti di Firenze", ha tuonato deputato dem Nicola Zingaretti. Ed Elly Schlein è andata all'attacco del ministro Valditara. Ma il colmo è che tali recriminazioni provengono da un partito che troppo spesso non ha battuto ciglio di fronte alle aggressioni e alle minacce degli antagonisti.

Il silenzio progressista sui collettivi rossi

Nelle stesse ore in cui pretendevano un pronunciamento del governo, i progressisti tacevano sulle minacce al ministro dell'Istruzione provenienti dai collettivi studenteschi torinesi. "Valditara a testa in giù", aveva scritto sui social un giovane vicino ai centri sociali, ma l'esponente politico non aveva ricevuto alcun sostegno da sinistra (come da lui stesso testimoniato). A solidarizzare con il collega di governo era stato invece Matteo Salvini, che in tutta risposta si era beccato una minaccia dai collettivi rossi. "Sappia che a piazzale Loreto c'è ancora posto", gli avevano comunicato tramitre i social. Ma al momento non si registrano diffuse condanne da sinistra, a eccezione di quella pronunciata dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. Uno su mille ce la fa (a prendere le distanze senza indugi). Il silenzio piddino e pentastellato aveva anche accompagnato le minacce anti-Meloni al corteo di Firenze con cori offensivi sulle foibe.

Gli inni alle Br e la Meloni appesa

Ma pure in passato i progressisti si erano stranamente trattenuti dallo stigmatizzare alcune gesta dei collettivi studenteschi. A ottobre, ad esempio, gli antagonisti volevano impedire la realizzazione di un convegno di Azione Universitaria alla Sapienza di Roma e la sinistra, invece di redarguire questi ultimi, aveva polemizzato con il Viminale perché la polizia li aveva espinti. Analogamente, non si erano udite voci di condanna contro i giovani che inneggiavano alle Brigate Rosse durante un'assemblea sul caso Cospito nel medesimo ateneo romano. Eppure, cosa sarebbe costato? Nulla, visto che quelle idee sono fortunatamente estranee ai partiti della sinistra parlamentare. All'elenco dei recenti imbarazzi di sinistra aggiungiamo poi quello sul fantoccio della Meloni appeso a testa in giù a Bologna. Un gesto talmente grave da spingere il sindaco Pd Matteo Lepore a condannare l'accaduto. "Violenza inaccettabile", disse il primo cittadino.

Ma raramente da sinistra arrivano prese di posizione così esplicite, soprattutto quando a sgarrare sono i "bravi"

ragazzi dei collettivi studenteschi o i loro amici militanti dei centri sociali. Per questo ora certe polemiche rivolte contro il governo sul caso del liceo Michelangiolo appaiono strumentali, se non addirittura ipocrite.

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