Monti in campagna elettorale: visita allo stabilimento Fiat

Il Prof sveste i panni del tecnico e visita lo stabilimento di Melfi: "I sacrifici degli italiani non siano dissipati"

Il premier Mario Monti con il presidente Fiat John Elkanne l'ad Sergio Marchionne
Il premier Mario Monti con il presidente Fiat John Elkanne l'ad Sergio Marchionne

La campagna elettorale di Mario Monti è iniziata. Prima tappa: lo stabilimento della Fiat a Melfi. Il premier è stato accolto in pompa magna dai vertici del Lingotto che, per bocca dell'amministratore delegato Sergio Marchionne, gli hanno espresso il proprio riconoscimento perché "l'agenda del governo dimostra coraggio e lungimiranza". Il Professore ha subito ricambiato lodando l'operato del colosso torinese in Italia e nel mondo. "Oggi, da Melfi, parte un’operazione che non è per i deboli di cuore - ha detto Monti - ma noi sappiamo che può emergere un’Italia forte di cuore".

All'indomani del vertice con i centristi, che dovrebbe aver sciolto le ultime riserve del Professore sul suo futuro politico, e in attesa del discorso di domenica, che dovrebbe ufficialmente annunciare la candidatura alle prossime elezioni, Monti procede spedito nella campagna elettorale. D'altra parte il movimento di Luca Cordero di Montezemolo ha già iniziato a raccogliere le firme (preventive) per la lista a sostegno del Professore. Insomma, sebbene non ci sia ancora l'ufficialità, la macchina elettorale è già partita. Oggi, la tappa allo stabilimento del Lingotto non capita certo per caso e segna le ultimissime ore da tecnico. Quello che è andato in scena, questa mattina a Melfi, non è un semplice saluto agli operai, ma una vera e propria dichiarazione d'intenti. Diversi maxischermi sono stati installati nello stabilimento di per consentire a tutti i lavoratori di seguire l’evento. Solo una parte dei 5.500 dipendenti ha, tuttavia, partecipato direttamente alla visita. Non a caso dalle rappresentanze sindacali presenti sono state escluse la Cgil e la Fiom, invise tanto a Monti quanto a Marchionne. "A Melfi nel ’93 è nata la Punto, oggi nasce punto e a capo, cioè una svolta, una ripartenza nel rapporti tra la Fiat e l’Italia", ha spiegato il presidente del Consiglio invitando il Paese a fare altrettanto dal momento che il governo è solo all’inizio delle riforme strutturali.

"Quello che accade qui non è magico ma è emblematico della svolta possibile in Italia. È quello che vorrei per il paese", ha chiarito Monti augurandosi che "partano presto gli investimenti per gli altri stabilimenti del Gruppo Fiat in Italia". Il parallelismo tra le innovazioni portate dal Lingotto e le riforme approvate dai tecnici serve al Professore da una parte per rimarcare il lavoro svolto fino a ora dal governo, dall'altra per lanciare le promesse da campagna elettorale. "I sacrifici - ha avvertito Monti - potrebbero essere prontamente spazzati via facendo ripiombare il paese in uno stato nirvanico". Proprio per questo, a detta del Cavaliere, sarebbe "irresponsabile" dissipare i sacrifici che l'attuale esecutivo ha chiesto agli italiani.

"Tredici mesi fa l’Italia aveva febbre alta e non bastava un’ aspirina - ha continuato - ma una medicina amara non facile da digerire ma assolutamente necessaria per estirpare la malattia". Adesso, per qualsiasi ufficialità, non resta che aspettare il discorso di domenica prossima.

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