Questa riforma potrebbe far risparmiare ben 5 miliardi: 500 milioni dall'introduzione delle città metropolitane e dalla riduzione delle province da 107 a 60; altri 500 milioni dal miglioramento dell'efficienza delle amministrazioni provinciali; 2,5 miliardi dal riordino degli uffici periferici statali; 1,5 miliardi dall'abolizione di enti e agenzie strumentali
Il taglio potrebbe essere inserito già oggi nel decreto sulla spending review. I territori finirebbero sotto l'amministrazione delle Province vicine. Non è chiaro se si tratta solo di un riordino generale come vorrebbe il ministro Filippo Patroni Griffi o se contestualmente si applicherà anche l'articolo 23 del decreto legge salva-Italia (al vaglio della corte costituzionale), che porterebbe alla trasformazione di tutte le province in enti di secondo livello rispetto ai comuni del loro territorio.
La prima opzione porterebbe alla nascita di dieci città metropolitane (Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria).
L'ipotesi, che comunque potrebbe trovare diversi ostacoli in Parlamento, porterebbe alla soppressione delle Province di Pescara, Teramo, Matera, Crotone, Vibo Valentia, Benevento, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Piacenza, Rieti, Latina, Savona, Imperia, La Spezia, Lecco, Lodi, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Isernia, Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Taranto, Brindisi, Barletta, Andria, Trani, Pisa, Grosseto, Siena, Lucca, Arezzo, Livorno, Prato, Pistoia, Massa-Carrara,Terni, Rovigo- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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