Roma - Cinque giorni al primo test di sopravvivenza e di resistenza al vento dell’anti-politica. Cinque giorni al primo verdetto degli elettori nell’era del governo Monti. Cinque giorni alla prima misurazione degli umori e dei malumori dei cittadini dopo un inverno di rigore, di ondate incontrollate di spread, di Iva e di Imu, ma anche di pm all’attacco dei palazzi e delle casseforti della politica.
È l’ora della grande paura per i partiti. Un clima di attesa che si fa incandescente quando la mente va alle urne che si apriranno per le amministrative il 6 e 7 maggio, con ballottaggi il 20 e 21 maggio. Un «affaccio» sulla volontà del popolo sovrano - nello stesso giorno del verdetto delle presidenziali francesi - che può diventare doloroso per molti, può mettere a nudo la debolezza e la miopia di altri, svelare le carte di chi si è ammantato di parole e ora è costretto a fare i conti con le percentuali, incrinare le certezze sulla tenuta dell’esecutivo dei tecnici, fotografare la rabbia e il rifiuto di un Paese sempre più difficile da interpretare o certificare banali errori di strategia sul fronte della politica delle alleanze.
Il campo di battaglia è multiforme, l’offerta politica variegata.Gli italiani chiamati al voto saranno oltre 7 milioni per 1.014 Comuni (il 12,5% del totale). Si voterà in 28 capoluoghi di Provincia ma solo in due con più di 500mila abitanti (Palermo e Genova) e solo in cinque oltre i 100mila (Verona, Taranto, Parma, Monza e Piacenza). Ovviamente nel «rischiatutto» delle amministrative, sulla carta chi ha più da rimetterci è il Pdl. Il partito di Via dell’Umiltà è quello che potrebbe pagare maggiormente «l’effetto Monti», nella sua condizione di principale azionista del governo Berlusconi. Ma sulla bilancia peserà negativamente anche il fattore alleanze, con la scelta «solitaria» della Lega da una parte e la disinvolta politica del Pd tranquillamente a braccetto con Sel e Idv in quasi tutta Italia - dall’altra. «Il centrosinistra ha elevato a sistema la contraddizione interna, stringendo alleanze con partiti che a livello nazionale sono all’opposizione.La Lega ha scelto deliberatamente di farsi del male »fotografa la situazione l’azzurro Osvaldo Napoli. Il Pdl, poi, poi dovrà fare i conti anche con il test palermitano a cui è impossibile non assegnare un valore simbolico. Qui nella ex roccaforte del centrodestra l’orizzonte politico è polverizzato. Il Pdl ha deciso di convergere su Massimo Costa, numero uno regionale del Coni, insieme a Udc e a Grande Sud. L’obiettivo minimo è il ballottaggio. Ma in campo ci sono ben 11 aspiranti sindaci: si va dall’outsider Fabrizio Ferrandelli (Pd, Sel) che ha sconfitto Rita Borsellino alle primarie dopo una feroce resa dei conti interna, a Massimo Aricò, appoggiato da Fli e Raffaele Lombardo. E poi ancora: Leoluca Orlando per le sinistre e Marianna Caronia per il Pid di Saverio Romano.
Naturalmente se Sparta Piange, Atene non ride. Il Pd deve tentare di governare le tante scelte «corporate » diventate «no logo», benedizioni ufficiali sconsacrate dal verdetto delle primarie a favore di candidati «vendoliani». Su tutte il «caso Genova» dove Marco Doria, di provenienza Sel, difficilmente riuscirà ad attrarre l’intero voto di apparato. Ma tra i test caldi c’è anche quello di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia travolta dagli scandali del caso Penati. Nell’arena delle amministrative gli occhi di tanti saranno puntati ovviamente anche sulla Lega. Il Carroccio, come un gladiatore ferito, promette battaglia e moltiplica gli sforzi.
Ma infranto il mito della purezza padana, il partito di Bossi dovrà fronteggiare la disillusione della base. I risultati- proiettati su più di 350 comuni- saranno decisivi per comprendere quale direzione prenderà la Lega nel 2013,se persevererà nell’isolazionismo o riprenderà il cammino con il Pdl.Nell’immediato c’è il rischio di consegnare alla sinistra molti comuni del Nord, da Cantù a Monza ad Erba fino a Conegliano Veneto.
C’è poi il caso delle alleanze in technicolor dell’Udc, alleato nei comuni sotto i 15mila abitanti – escluse Sicilia e Sardegna – con il centrodestra in 35 casi e con il centrosinistra in 36. Un apparente equilibrio sulla bilancia delle alleanze che suscita malumori tra coloro che temono un eccessivo esercizio di incoerenza. Sullo sfondo Vendola e Di Pietro osservano compiaciuti ma non troppo.
Se è vero che il movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo inizia ad essere guardato con interesse da qualche elettore di centrodestra, il timore di essere sopravanzati dai parvenu della politica esiste soprattutto a sinistra. Senza dimenticare che a cinque giorni dal voto, tutte le rilevazioni indicano come, mai come questa volta, il primo partito sia quello degli indecisi.
Una difficoltà di collocazione che investe oltre la metà degli italiani. E che ha aperto la frenetica caccia all’elettore «last minute», missione difficile ma forse non impossibile per un Paese di votanti impenitenti come l’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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