Roberto Maroni, qual è la prima cosa che intende fare se diventerà presidente della Regione Lombardia?
«Cancellare la legge regionale che consente ai consiglieri di ottenere il rimborso. Il principio è che tutte le spese vanno contenute nelle indennità che i consiglieri ricevono per la propria funzione. Questa legge ha determinato gli scandali che conosciamo».
E la seconda?
«Procedere, insieme agli altri governatori del Nord, alla Macroregione, che mette in comune i servizi eliminando le diversità nelle procedure di autorizzazione, nei sistemi sanitari, nelle regole. Così si crea una massa critica in grado di condizionare Roma e Bruxelles».
Questa falange leghista non rischia di spaventare gli elettori moderati?
«Non è una falange leghista, sono governatori delle regioni sostenuti dalle maggioranze di coalizione che li hanno eletti. Non è un progetto della Lega ma di tutta la coalizione, sottoscritto nero su bianco dal Pdl».
E se perde?
«Non prendo neppure in considerazione l'ipotesi. Non possiamo consegnare la Lombardia, la prima regione d'Italia, alla sinistra di Vendola, dei centri sociali e della Cgil».
Ambrosoli è della sinistra radicale?
«Non governerebbe Ambrosoli ma la Cgil. Ambrosoli non ne ha la capacità né l'esperienza. Non ha mai fatto neppure il consigliere comunale! Con me è diverso, io ho la serietà e la capacità, già dimostrate al governo a Roma, per guidare la macchina in corsa che è la Lombardia».
Teme di più Ambrosoli o il terzo incomodo Albertini?
«Non temo niente, sono tranquillo e fiducioso. Albertini è stato sedotto e abbandonato anche dai suoi. Votare Albertini vuol dire votare Ambrosoli, sono sicuro che gli elettori hanno ben capito che la partita è tra me e Ambrosoli. Noi siamo il centrodestra che vuole mantenere la Lombardia in testa alla classifica del servizio sanitario migliore e che costa meno. E invece c'è chi vuole scassare tutto. Ambrosoli o altri terzi incomodi che non conteranno».
Tutti si aspettano molti voti per Grillo.
«È l'antipolitica, che distrugge ma non ha un progetto. Dico agli indecisi di non votare Grillo, di non votare chi vuol buttare bombe su Montecitorio, ma di dare il voto a chi ha dato prova di aver ben governato e conseguito successi anche nella lotta alla mafia».
La Corte dei Conti dice che in Lombardia la corruzione è sconcertante.
«Immagino faccia riferimento anche al sistema Sesto, alla vicenda del pd Penati. In tutti i partiti sono avvenute violazioni. Io con la mia storia personale sono la garanzia che simili cose non accadranno più. Tolleranza zero con il malaffare».
Qualche anticipazione sul vicepresidente e la giunta?
«La metà sarà composta di donne. E l'appartenenza politica vale 0, il merito 10: quel che conta è se hai capacità e sei la persona giusta. Non ti prendo se hai la tessera. Voglio persone capaci, competenti e possibilmente giovani».
Nel suo programma si parla di tagliare i costi della burocrazia. Come?
«Penso a una moratoria di tre anni per gli adempimenti burocratici. Per tre anni chi vuole fare un'impresa avrà le autorizzazioni che chiede in tre giorni».
Tre giorni è un modo di dire?
«No. Ribalteremo tutto. Adesso il concetto è: non mi fido di te imprenditore e voglio migliaia di documenti. Io parto dal principio opposto e cioè che mi fido, controllo se applichi le regole e se le controlli bene. Ma se non le applichi, con me hai finito di lavorare».
E il 75 per cento delle tasse in Lombardia? C'è chi lo ritiene un progetto irrealizzabile o inutile.
«Non è così. Oggi non più del 66 per cento delle tasse pagate in Lombardia rimane nella regione. La differenza vale 16 miliardi di euro. Ed è un progetto realizzabile, se anche non vincessimo a Roma, dalle sole regioni del Nord».
Chi le piacerebbe vedere al Quirinale?
«Oggi è più importante la Lombardia perché da qui,
E il generale inverno? La neve avrà influenza sul voto?
«La neve non mi preoccupa. Siamo abituati a questo tempo».
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