"Non vanno da nessuna parte". Bonaccini stuzzica M5S e Calenda ma spacca la sinistra

Il presidente del Pd avverte 5 Stelle e Terzo Polo: "Senza di noi non andranno da nessuna parte, sarebbe un regalo alla destra per i prossimi 20 anni". L'idea dell'ammucchiata dilania il fronte rosso

"Non vanno da nessuna parte". Bonaccini stuzzica M5S e Calenda ma spacca la sinistra
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A sinistra non tira affatto una buona aria. Il clima di tensione e pessimismo si respira anche di fronte a un tentativo che, almeno in apparenza, mira a compattare un fronte che in questi mesi ha messo in mostra tutte le proprie fragilità. Dal suo canto Stefano Bonaccini ha provato ad allungare la mano agli altri colleghi dell'opposizione ma ha commesso due errori eloquenti: ha usato toni non proprio concilianti e potrebbe finire per spaccare ulteriormente l'opposizione.

Il presidente del Partito democratico, intervenuto a una manifestazione sul tema dell'Autonomia differenziata, ha lanciato un messaggio diretto in particolar modo al Movimento 5 Stelle e al Terzo Polo: in sostanza a entrambi è stato rivolto l'invito a trovare punti di convergenza per rafforzare la sponda nel nostro Paese e tentare di strappare al centrodestra la guida dell'Italia. I suoi toni però sono andati oltre e non ci sarebbe da sorprendersi se qualcuno si dovesse sentire messo al centro di una sorta di minaccia politica.

Bonaccini inizialmente ha posto l'attenzione sul fatto che "ci sono battaglie che, se ritenute giuste, vanno fatte per dire al Paese che l'alternativa può cominciare qui e ora". Ma subito dopo ha toccato il fronte delle alleanze e non ha fatto ricorso a una dichiarazione del tutto morbida: "So che da soli non bastiamo, lo sappiamo. Ma agli amici dei 5 Stelle e del Terzo Polo va ricordato che se pensano di essere alternativi alla destra senza il Partito democratico non andranno nemmeno loro da nessuna parte".

Dunque il governatore dell'Emilia-Romagna non si è limitato a rinnovare la disponibilità al dialogo in Parlamento, ma ha lanciato quella che può essere interpretata come una sorta di avvertimento. Che si può così tradurre: ritenete di non voler fare fronte comune con i dem? Bene, allora lo schianto è un destino comune che vedrà la sinistra piangere dal dolore e il centrodestra esultare per l'ennesima vittoria.

E non ha fatto mancare un'ulteriore stoccata: "A forza di sconfitte su sconfitte i vostri elettori un domani ve ne chiederebbero conto. Se ci dividiamo tra di noi, sarà il più bel regalo alla destra per lasciarla qui i prossimi 20 anni". A suo giudizio bisognerebbe provare a mettere le basi per un'alleanza "che sia sui temi e sulle cose che contano". Ma è la classica affermazione retorica: tutti sottolineano la necessità di trovare punti di contatto su argomenti di rilievo e concreti, ma alla prova dei fatti ci si spacca in Parlamento e - come se non bastasse - alle urne bisogna fare i conti con le molteplici bocciature.

L'uscita di Bonaccini rischia di avere un effetto controproducente. Innanzitutto è risaputo che nel Partito democratico non tutti gradirebbero una sbandata a favore dei grillini, mentre altri non guardano di buon occhio Carlo Calenda e i suoi strappi del passato.

Non solo: lo stesso leader di Azione e Giuseppe Conte in più occasioni hanno manifestato perplessità sul campo largo. Ecco perché Bonaccini potrebbe rimanere deluso: le spinte interne e le frenate dall'esterno potrebbero avere come risultato il solito caos eterno a sinistra.

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