Roma - Lo Stato centrale anticipa i pagamenti alle imprese creditrici, poi Regioni ed enti locali restituiscono i soldi allo Stato e danno garanzie. A spese dei cittadini e delle stesse imprese. Il rischio che l'operazione di estinzione del debito commerciale della pubblica amministrazione si trasformi in un giro contabile che inizia e finisce dentro le tasche dei contribuenti è sempre più concreto.
C'è stato un tentativo di metterlo nero su bianco dentro il decreto legge sui debiti della Pa, sotto forma di un anticipo al 2014 della possibilità alle Regioni di portare l'addizionale Irpef al massimo, cioè al 3,23%.
Nel testo approvato dal Consiglio dei ministri questa possibilità è scomparsa, ma restano tutte le altre leve fiscali in mano alle autonomie locali. Con il decreto - e questa è la novità - Regioni e Comuni potrebbero essere costretti a utilizzarle. Nel provvedimento - ha rilevato il Sole24ore - si precisa che le Regioni devono approvare «misure, anche legislative, idonee e congrue» per coprire il debito che contrarranno nei confronti dello Stato.
Il fatto è che in parte le autonomie locali potranno utilizzare gli avanzi di cassa, nel caso ne abbiano. In caso contrario potranno ricorrere al fondo da 26 miliardi. Soldi che lo Stato «presterà» a sindaci e presidenti.
Su questi le autonomie locali pagheranno interessi (tanto che la spesa per interessi sui 40 miliardi di euro che andranno alle imprese, lo Stato centrale pagherò solo 500 milioni di euro). E dovranno restituirli.
L'unico modo che molte Regioni hanno per garantire le misure «idonee e congrue» è aumentare le addizionali Irpef. Lo possono già fare tutte nella misura di mezzo punto percentuale. Quelle che hanno i conti della sanità in rosso, possono portarle fino al 2,63%. Nel 2015 potranno portare l'aliquota al massimo, cioè al 3,23%. A rischio Piemonte, Campania, Sicilia e Sardegna.
Ce n'è anche per i Comuni. La parte di debito con le aziende non coperta dagli avanzi di cassa, sarà anticipata dalla Cassa depositi e prestiti e andrà restituita. Se il Comune salterà una rata, gli sarà automaticamente bloccata una corrispondente cifra dalla quota Imu che gli spetta (la metà va già allo Stato centrale).
A rischio, in questo caso, i Comuni che non hanno avanzi di cassa da sbloccare, quindi città prevalentemente del Sud. Le amministrazioni potranno decidere di giocare di anticipo e ritoccare le aliquote. E fare pagare preventivamente il debito restituito, ai contribuenti.
Il fatto è che l'operazione di restituzione dei debiti della Pa si inserisce in una situazione dei conti precaria. Dal Def, documento di economia e finanza, arrivano le prime ammissioni su possibili «aggiustamenti». Cioè manovre.
Serviranno sicuramente dopo il 2014.
Sul breve termine, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ieri ha assicurato che i conti sono strutturalmente in equilibrio e che ci saranno da coprire solo eventuali misure di spesa. Il problema è che ci sono spese inevitabili, come gli ammortizzatori sociali e missioni militari all'estero, che non sono nel Def. E andranno finanziate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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