Omicidio Meredith, il pg chiede la condanna: "Trent'anni alla Knox, 26 a Sollecito"

Le richieste di condanna del pg all'appello bis di Firenze: "Trent'anni alla Knox, 26 a Sollecito"

Omicidio Meredith, il pg chiede la condanna: "Trent'anni alla Knox, 26 a Sollecito"

Mentre Rudy Guede teneva bloccata con una mano Meredith Kercher e con l’altra ne abusava sessualmente, Amanda Knox e Raffaele Sollecito colpivano la studentessa inglese con due coltelli. È la ricostruzione fatta dal sostituto procuratore di Firenze Alessandro Crini che, durante la sua requisitoria all’appello bis, ha chiesto condanne a trent'anni per la Knox e a 26 per Sollecito accusandoli dell’omicidio di Meredith.

Secondo la ricostruzione fatta da Crini, Sollecito aveva in mano un coltellino che usò per ferire Meredith e per tagliare il gancetto del reggiseno. Il tutto "per aumentare la temperatura della vicenda". La ferita più profonda fu inferta con un coltello più grande, impugnato da Amanda. La traccia che venne trovata fra la lama e l'impugnatura del coltello ha "un profilo genetico pulito che guarda nella direzione di Meredith" ed "è una traccia chiara". "Quelle risultanze sono venute fuori in modo pulito", ha detto il pg di Firenze Alessandro Crini che durante la requisitoria ha ricordato "la bagarre" che "si scatenò" proprio su quei risultati, ma ha ancge difeso il lavoro della polizia scientifica invitando ad andarci cauti nel parlare di "incompetenza e scarsa professionalità". "Qualsiasi congettura che si possa fare sulla contaminazione - ha detto - è smentita in radice, questo coltello è palesemente non contaminato". A Perugia, però, la traccia sul coltello non è stata analizzata subito perché è stata ritenuta insufficiente. È stata, infatti, studiata in un secondo momento, a Firenze, e in quel momento è stata attribuita ad Amanda. Il pg ha detto che la decisione di non esaminarla fu "un fatto grave" che dimostra "una inadeguatezza" di cui si deve tener conto nel valutare "le perplessità" che i periti sollevarono "sulle altre tracce". "Non è in dubbio la professionalità - ha continuato - ma la lettura dei dati". Riferendosi alla perizia d’appello fatta sul gancetto del reggiseno di Meredith dalla professoressa Carla Vecchiotti - perizia che non escluse una contaminazione della traccia - Crini ha parlato di "valutazione poco coerente". Agli occhi del pg le ipotesi dei periti dell’appello di Perugia su possibili contaminazioni della traccia attribuita a Sollecito sono, infatti, congetture. "La contaminazione puntiforme o è un reato o è un ossimoro biologico - ha spiegato Crini - Non ha senso che possa contaminare un oggettino nascosto senza contaminare una quantità di cose".

Nel movente dell’omicidio, il pg ha ritenuto di considerare l’abuso sessuale come "marginale" rispetto alla violenza "soverchiante" che subì Meredith. Dopo l’urlo della ragazza inglese, è la ricostruzione fatta da Crini, "la reazione è liberarsi di chi va azzittita, di chi ormai è diventata una persona offesa di fatti gravi". Meredith era stata "bloccata alla gola e alla bocca, immobilizzata come fosse un animale". Dopo che riuscì a urlare, ci fu "una progressione comprensibile dal punto di vista criminologico" che "si sostanzia nella volontà di togliere di mezzo la persona offesa". Tutto iniziò dopo che Rudy Guede, non sobrio, utilizzò il bagno lasciandoci le tracce. "È facilmente immaginabile che Meredith - ha detto Crini - abbia un atteggiamento reattivo naturale".

Atteggiamento che va abbinato a quello di Sollecito e Amanda che, "avendo fatto uso di droghe, possono dare un sostegno a questo comportamento" di Guede. Già in passato, ha ricordato Crini, fra le coinquiline di Amanda c’erano stati contrasti legati alle pulizie di casa.

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