Ora lo ammette anche Gianni Cuperlo: le minoranze e le divisioni nel partito non fanno bene all'Italia. "Per fare buone riforme ci vuole un partito solido alle spalle. Non mi preoccupa un premier con più poteri, ma mi preoccupa una democrazia più fragile", spiega l'ex presidente Pd e "rivale" di Matteo Renzi a Repubblica.
"Servono partecipazione e rappresentatività perché senza consenso non governi, al massimo comandi", aggiunge, promettendo poi un'opposizione più soft. " Il governo deve poter realizzare il suo programma. La corsia preferenziale alla Camera per un certo numero di leggi o la possibilità per il premier di revocare i ministri erano proposte che abbiamo depositato due legislature fa e restano valide oggi", afferma Cuperlo ribadendo però il suo no "a una repubblica presidenziale e sì a un primo ministro con migliori strumenti di governo".
Sulle riforme, aggiunge, "la razionalità consiglia di affrontare prima la riforma del Senato e dopo la legge elettorale correggendo le cose che non vanno. Però no alibi per affossare l’una o l’altra".
Quanto al decreto lavoro, "va corretto: 36 mesi senza causale per i contratti a termine sono troppi come sono troppi 8 rinnovi consecutivi. Sull’apprendistato non va bene eliminare l’obbligo alla formazione e quello a stabilizzare un certo numero di giovani dopo la prova e prima di assumerne di nuovi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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