Roma - Arriva l'ora X, si riunisce la Giunta delle elezioni che deve decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi, ed è subito scontro frontale. Con un braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra, spalleggiato dai Cinque Stelle, che minaccia di far precipitare la situazione verso la rottura del patto di maggioranza e la crisi del governo Letta.
È il capogruppo di palazzo Madama, Renato Schifani, a esplicitare in serata quello che suona come un ultimatum: se davvero dovesse continuare il «muro contro muro» e Pd e M5s imponessero il voto a oltranza già oggi - spiega - allora «il Pdl valuterà se partecipare. In tal caso non credo che si potrebbe più parlare di maggioranza a sostegno del governo». Anche perché - torna ad affondare l'ex presidente del Senato - «questa giunta è predisposta come un plotone di esecuzione, anzi, prepara una camera a gas!». La durezza di Schifani arriva in risposta a quanto precedentemente annunciato da Stefania Pezzopane (Pd). Prima di entrare in Giunta, la parlamentare del Pd aveva commentato caustica: «Dare alla giunta un potere salvifico nei confronti della persona di Berlusconi, o addirittura del governo, è un equivoco, un errore, un'alterazione della verità».
I membri della giunta si rivedranno stasera alle 20, ma sugli orari - come spiega il presidente Stefàno di Sel - «non c'è niente di deciso». Già, perché tutto dipende da quanti vorranno prendere la parola. Ed ecco perché il senatore Pd Felice Casson tira il freno: «Credo che domani sera, anche facendo la seduta notturna, non si riuscirà a votare». E il socialista Enrico Buemi, che sta con il centrosinistra ma su una linea garantista, avverte: «L'accelerazione è un grande regalo a Berlusconi, che potrà continuare a dichiararsi vittima di una persecuzione giudiziaria e dire che l'obiettivo della Giunta è farlo fuori dall'agone politico».
La battaglia sui tempi è subito accesa. Alle 17.14 su Twitter arriva il messaggio dei «senatori M5S». A proposito delle pregiudiziali avanzate dal relatore Augello, i grillini in giunta denunciano: «È la solita manfrina salva-Berlusconi». La giornata è risultata essere, insomma, una gara a chi metteva più brace sotto il fuoco. Felice Casson, per esempio, si è mostrato lapidario. Il ricorso di Silvio Berlusconi alla Corte di Strasburgo è «chiaramente non ricevibile». Lo stesso ex magistrato, ora deputato Pd, battibecca volentieri con il relatore Andrea Augello (Pdl) e i due mostrano di non essere d'accordo nemmeno sul loro stesso status. «Siamo un organo giurisdizionale e in quanto relatore sono come un magistrato - dice Augello - Nel merito ho l'obbligo delle riservatezza». «Al contrario - replica il suo collega di giunta - Siamo senatori eletti. Siamo un organo politico». Dichiarazione questa che fa rabbrividire il capogruppo del Pdl alla Camera. «Mi auguro - spiega Renato Brunetta - che il Pd non segua i deliri di Casson, che con tranquilla ignoranza calpesta la natura giurisdizionale dell'attività di verifica dei poteri delle giunte e delle Camere. Pensare che il destino di Berlusconi sia in queste mani fa venire i brividi».
In un clima così teso si sente il bisogno della richiesta che arriva da più parti è quella di un ricorso al buonsenso. «Si dia tutto il tempo necessario a Berlusconi - spiega Nello Formisano, deputato del Centro democratico - per esporre le sue ragioni nella Giunta del Senato, perché non si può ricorrere a decisioni sommarie, ma non si arrivi a rinvii all'infinito».
E di buonsenso parla anche Maurizio Gasparri. «Occorre saggezza - dice - da parte di tutti. In Giunta mi auguro prevalga senso di responsabilità, che non può essere solo prerogativa di Berlusconi e del Pd». La decisione sarà presa stasera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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