Pd e 5 Stelle si spaccano sulle magistrature speciali: Conte "ripesca" Bonafede

L'ex ministro della Giustizia viene eletto al consiglio di presidenza della giustizia tributaria: Giuseppi lascia nell'irrilevanza la Schlein, che ora grida alla "forzatura" istituzionale

Pd e 5 Stelle si spaccano sulle magistrature speciali: Conte "ripesca" Bonafede

Giusto per restare ancora una volta nel solco delle celebrazioni del 25 aprile e del sempre accesissimo "antifascismo", il Partito Democratico opta per la strategia Aventino e si scaglia pesantemente non solo contro il centrodestra, ma anche (per non dire soprattutto) contro il Movimento 5 Stelle. Elly Schlein non ne vuole sapere e, in occasione del voto in Parlamento dei nuovi componenti delle magistrature speciali, alza i tacchi e va all'attacco su quello che considera "gravissime forzature da parte della maggioranza". Il segretario del Pd pretendeva che quattro dei dodici componenti laici da designare per gli uffici di presidenza delle magistrature finissero all'opposizione. Siccome invece alla minoranza parlamentare ne sarebbero spettati "solo" tre, i parlamentari dem hanno deciso non partecipare al voto: prima in commissione e poi nelle Aule parlamentari.

Risultato: a eseguire la "forzatura" e a "godere" dell'astensione messa in atto da Partito Democratico (insieme all'Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni) sono stati pure i grillini, i quali alla fine sono riusciti (quasi clamorosamente) a far passare - in qualche modo - alla Camera il nome di Alfonso Bonafede, che inizialmente era stato accolto in modo negativo da una quota della maggioranza. E invece tutto è andato liscio: l'ex ministro della Giustizia è stato eletto al consiglio di presidenza della giustizia tributaria con 210 voti. Carolina Lussana (quota Lega) ha ottenuto invece 248 preferenze. Per il consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, Palazzo Madama ha eletto Giovanni Doria; Montecitorio ha scelto Eva Sonia Sala e Francesco Urraro (avvocato ed ex senatore leghista). Per quello della Corte dei conti, il Senato ha optato per Carmela Margherita Rodà; la Camera per Filippo Vari e Vito Mormando.

Se quindi la giornata di ieri, 27 aprile, era stata caratterizzata da uno spiacevole scivolone parlamentare in seno al centrodestra, quella odierna ha invece tutto il sapore di un solco sempre più profondo che si sta tracciando nell'ammucchiata di sinistra. Una distanza – quella tra la Schlein e Giuseppe Conte – che entrambi i leader politici tentano di sminuire in tutti i modi ma che, nei fatti, è sempre più vivo e presente che mai. Del resto, già alle imminenti elezioni amministrative che si terranno a metà maggio si può notare come la maggior parte dei Comuni (anche tra i capoluoghi di Provincia) non vedranno dem e pentastellati nella stessa coalizione per sostenere il medesimo candidato sindaco.

Ma, al termine di una giornata come quella di oggi, ciò che rimane è la rabbia prepotente degli esponenti del Partito Democratico dettata - più che da quella che loro chiamano atteggiamento di arroganza della maggioranza - dal fatto di essere rimasti senza una poltrona istituzionale. Poltrona che, con un'"abile" mossa strategica, si è invece accaparrato questa volta Giuseppi.

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