Roma - Il braccio di ferro tra le due anime della maggioranza si è interrotto poco dopo mezzogiorno quando Maino Marchi, capogruppo del Pd in commissione Bilancio ha annunciato il ritiro dell'emendamento del quale era primo firmatario. Quello che mirava a spremere qualche milione di proprietari di appartamenti e villette. Il tentativo democratico di reintrodurre in parte la prima rata Imu del 2013, si è arenato dopo una mattinata di schermaglie tra Pd e Pdl, culminate con la richiesta di Renato Brunetta di porre la fiducia sul provvedimento nella formulazione originaria. E chiuse dopo un incontro tra il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta e i parlamentari Pd.
Salvo sorprese (Scelta civica fino a ieri sera non aveva ritirato un suo emendamento simile a quello del Pd) i proprietari di prime case con rendite sopra i 750 euro non correranno il rischio tornare a pagare la prima rata dell'imposta. La soglia individuata dai democratici avrebbe finito per includere non solo le case di lusso, ma anche immobili della classe media.
La partita del fisco non è ancora chiusa. C'è la seconda rata Imu sulla quale c'è un impegno politico alla cancellazione, ma non le coperture. Se e come sarà eliminata si deciderà in seguito. Forse nemmeno con la legge di Stabilità che sarà approvata martedì prossimo. «Se ne riparlerà a novembre», ha detto Baretta ad un convegno dell'Ares. Il viceministro Stefano Fassina, anche lui Pd, ha rilanciato dicendo che la rata di dicembre è «un capitolo da scrivere». Quindi sull'Imu resta l'ipoteca Pd.
Completamente da scrivere, la riforma di tutta la tassazione sulla prima casa che porterà alla service tax dal 2014. La contropartita per il ritiro dell'emendamento che riesumava la prima rata Imu è un impegno di massima di Enrico Letta a introdurre maggiori criteri di «progressività» nella nuova tassa. In sostanza i democratici intendono riproporre, magari in altre forme, un allargamento della platea dei proprietari di prime case che pagano la tassa.
L'obiettivo è quello di liberare risorse da mettere su altre misure di bandiera, come la riduzione del cuneo fiscale. Gli interventi sul lavoro, ha detto ieri il premier Enrico Letta all'incontro con Confindustria e le altre associazioni datoriali, è la riduzione del costo del lavoro. La somma sul piatto per ora è di cinque miliardi, ma sindacati e aziende premono per andare oltre. Con il rischio che i tagli siano finanziati con altre tasse.
In altre parole, se il Pdl vuole mantenere la barra sui temi fiscali, dovrà ancora baccagliare. E non solo sull'Imu. Con la legge di Stabilità è possibile che rispuntino altre tasse. Nella manovrina per correggere il deficit, che dovrebbe essere presentata al consiglio dei ministri di venerdì, potrebbero tornare anche aumenti delle accise, compresa quella sui carburanti. In sostanza, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni punta a riproporre le coperture che erano previste nel decreto che avrebbero dovuto rinviare l'aumento dell'Iva al 22%, che poi è scattato. La stessa Iva potrebbe riservare sorprese. Nonostante l'aumento di un punto dell'aliquota ordinaria, è possibile che con la legge di stabilità si introduca una riforma, non neutra. Cioè a spese dei contribuenti.
Altra novità importante è il blocco della rivalutazione delle pensioni annunciato dal ministro del Lavoro
Enrico Giovannini. Nel 2014 non ci sarà rivalutazione delle rendite superiori a 6 volte il minimo, quindi all'incirca sopra i 3.000 euro al mese. Una voce in entrata, che comunque non basta ad evitare altre stangate fiscali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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